Il nuovo stato si muoveva per preparare quello che sarebbe passato alla storia come il processo di Verona.
Alessandro Pavolini al congresso del partito aveva garantito di avere consegnato a Mussolini una lista di nomi di camerati di provata fede fascista per giudicare i traditori.
I giudici che poi verranno designati erano stati tutti colpiti dagli eventi successivi al 25 luglio. Quindi avevano un animosità molto forte contro chiunque avesse provocato la caduta del regime.
Come presidente del tribunale viene scelto Aldo Vicchini, che era stato totalmente emarginato professionalmente dopo il 25 luglio. Ed era addirittura riuscito a sfuggire miracolosamente al linciaggio da parte di una folla inferocita.
Non era stato così fortunato un altro giudice: Celso Riva. Aveva dovuto assistere al linciaggio del proprio figlio da parte di alcuni dimostranti antifascisti.
Franz Pagliani era uno squadrista che aveva sempre avuto un ruolo marginale durante il regime. Era carico di rancore per la carriera che a suo avviso gli era ingiustamente stata negata.
Poi vennero scelti il comandante della milizia Domenico Mittiga, un altro alto ufficiale delle camicie nere Otello Gaddi, i consoli Giovan Battista Riggio e Vito Casalinuovo. Tutti vittime di epurazioni da parte del governo Badoglio.
Poi c’era il giudice Renzo Montagna, generale della milizia che sarà capo della polizia della Repubblica Sociale. Nonostante il periodo di carcere subito durante il governo Badoglio si dimostrerà uno dei più lungimiranti nel cercare di mitigare le sentenze per gli imputati.
La Pubblica Accusa
Il pubblico accusatore designato fu Vincenzo Cersosimo. Era stato componente del tribunale speciale per la sicurezza dello Stato prima della caduta del regime. Scelto per la carica di pubblico ministero deciderà di non prendere parte direttamente al processo di Verona limitandosi a preparare l’istruttoria. Quindi il verrà sostituito da Andrea Fortunato con la possibilità di sostituzione reciproca proprio con Cersosimo.
Si era dunque formato il tribunale fascista auspicato dai gerarchi riuniti al Congresso di Verona
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