Presidenzialismo: una strada obbligata

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Presidenzialismo – Nel tempo molti sono stati i tentativi di riformare la Costituzione. E in particolare la forma di governo dello Stato nella direzione di conferire maggiori poteri all’Esecutivo rispetto al Parlamento.

Perché il parlamentarismo puro non ha più senso

Si tratta tuttavia di tentativi falliti per l’opposizione di una parte di classe politica fortemente arroccata su posizioni anacronistiche e prive di senso, il cui unico risultato è stato quello di impedire una maggiore funzionalità delle istituzioni.

Al momento dell’approvazione della Carta Costituzionale, i padri costituenti vedevano con sospetto una eccessiva concentrazione di potere nelle mani del Governo e del suo capo. La paura di allora era quella di ripetere il rischio autocratico del regime fascista. Ma  non vi è dubbio che oggi le cose sono radicalmente diverse e quel rischio non esiste più.

Il parlamentarismo e il bicameralismo uguale e perfetto obbliga a tempi e procedure lente e farraginose, non adatte alle attuali circostanze e condizioni del Paese che, al contrario, richiedono decisioni rapide e efficaci.

Alla luce di ciò, la soluzione è l’elezione diretta del Presidente della Repubblica come capo dell’Esecutivo. Le istituzioni non possono rimanere ancorate a paure inesistenti rinunciando a uno slancio di funzionalità ed efficienza quanto mai necessario soprattutto oggi che i problemi con cui ci dobbiamo confrontare sono tanti e complessi.

Istituzioni in grado finalmente di decidere

Politica è decisione, e quindi occorre mettere in grado il decisore di svolgere il proprio alto e nobile ruolo. Con responsabilità, indubbiamente ma senza inutili e antiquate pastoie.

Questa legislatura, quindi, si presenta come un’occasione storica per dare nuova linfa all’azione riformatrice attraverso una radicale modifica in senso presidenziale della Costituzione, che tutti (o quasi) dicono di volere, ma che molti ostacolano per meri interessi di bottega.

Giorgia Meloni lo ha già detto da tempo e Fratelli di Italia aveva presentato, nella scorsa legislatura, un disegno di legge costituzionale per l’introduzione del presidenzialismo in Italia

È dunque necessario ripartire da lì, da quel disegno per poterlo migliorare se del caso, e proceder spediti verso l’aggiornamento della Carta Costituzionale. Ovviamente senza modificare la prima parte della stessa, ma incidendo sull’assetto dei poteri dello Stato e garantendo al Presidente della Repubblica una forte legittimazione che deriva dall’elezione diretta da parte dei cittadini.

La riforma dunque dovrà armonizzare da un lato l’esigenza di velocizzare i processi legislativi e amministrativi dall’altro la predisposizione di checks and balances che impediscano la cosiddetta dittatura della maggioranza.

Il tema è delicato e affascinante e non possiamo che salutare con favore questo slancio riformista auspicando che coinvolga quante più sensibilità possibili, senza veti ma al contempo senza continui boicottaggi.

La posizione costruttiva del Terzo Polo e quella sterile della sinistra

A questo riguardo salutiamo con favore la disponibilità del cosiddetto Terzo Polo a partecipare al tavolo di discussione e diamo merito soprattutto a Matteo Renzi – che sulla riforma costituzionale si è giocato a suo tempo Palazzo Chigi – il cui senso dello Stato è motivo certamente di rispetto e considerazione.

Al contrario la sinistra (PD, Movimento 5 Stelle e cespugli vari) continua a opporre resistenze ideologiche. In nome di fantasmi del passato, questi signori fanno male al Paese e ne impediscono un più agile sviluppo e allineamento con altri grandi democrazie europee dove il ruolo dell’esecutivo è più incisivo.

L’auspicio è dunque quello di procedere spediti verso l’ammodernamento della forma di governo della Nazione in senso presidenziale. Ciò perché le sfide in cui siamo coinvolti e quelle che ci attendono da qui a breve richiedono velocità e prontezza di azione e le nostre istituzioni devono essere messe in condizioni di lavorare al meglio.

 

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