Siamo immersi in questi giorni nei problemi del ritorno al lavoro (per chi gode del reddito di cittadinanza o non ha redditi può passare al punto successivo). Nell’inizio della scuola dei figli, nella riscossione degli insoluti del fine mese di agosto. Nel decidere se vaccinarsi o no, nello stampare il green pass, nella ripresa dell’attività sportiva e nelle vittorie a raffica della Fiorentina, ed etc etc. E poi dobbiamo sorbirci le varie polemiche derivanti dal mondo politico con la tornata elettorale del 4 ottobre in arrivo, perché in Italia si vota sempre. Sempre.
Draghi quando si insediò disse una cosa molto semplice. Che avrebbe fatto di tutto per non ostacolare la ripresa economica e non chiudere più l’economia.
A questo punto dove sta andando l’economia mondiale? I paesi sviluppati e i paesi emergenti dove stanno andando in termini di PIL e di crescita economica?
L’OECD, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che ha sede a Parigi, e che ha un ruolo di indirizzo e consultazione delle politiche intraprese dalle economie di mercato dei Paesi membri ha redatto uno studio nel mese di settembre. L’Economic Outlook, dal titolo “Keeping the Recovery on Track”, che noi tradurremmo “tieni in pista il Recupero”. Della serie: dati i sacrifici fatti non possiamo deragliare ora che l’economia tira. Ma quanto e per quanto? Quali fattori possono farla deragliare? Vediamo cosa dice l’Outlook dell’OECD in proposito.
Cosa dice l’OCED?
“La ripresa economica globale rimane forte, aiutata dal sostegno dei governi e delle banche centrali e dai progressi nella vaccinazione. Ma sebbene il PIL globale sia ora salito al di sopra del livello pre-pandemia, la ripresa rimane disomogenea con i paesi che escono dalla crisi che affrontano sfide diverse.
La crescita economica è aumentata quest’anno, aiutata da un forte sostegno politico, dalla diffusione di vaccini efficaci e dalla ripresa di molte attività economiche. Si prevede che il PIL globale cresca del 5,7% nel 2021 e del 4,5% nel 2022. Un forte rimbalzo in Europa, e la probabilità di un ulteriore sostegno fiscale negli Stati Uniti il prossimo anno e con un minor risparmio delle famiglie volto a stimolare le prospettive di crescita nelle economie avanzate.
Il PIL globale ha superato il livello pre-pandemia, ma in molti paesi permangono divari di produzione e occupazione. In particolare nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo dove i tassi di vaccinazione sono bassi. L’impatto economico della variante Delta è stato finora relativamente mite nei paesi con alti tassi di vaccinazione, ma ha ridotto lo slancio a breve termine altrove e ha aumentato le pressioni sulle catene di approvvigionamento e sui costi globali.
L’inflazione
L’inflazione è aumentata notevolmente negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e in alcune economie dei mercati emergenti. Ma rimane relativamente bassa in molte altre economie avanzate, in particolare in Europa e in Asia.
I prezzi più elevati delle materie prime ed i costi di spedizione globali stanno attualmente aggiungendo circa 1½ punto percentuale all’inflazione annuale dei prezzi al consumo del G20, rappresentando la maggior parte della ripresa dell’inflazione nell’ultimo anno. L’inflazione dei prezzi al consumo del G20 dovrebbe moderare dal 4½ per cento alla fine del 2021 a circa il 3½ per cento entro la fine del 2022, rimanendo al di sopra dei tassi osservati prima della pandemia. Le pressioni sull’offerta dovrebbero attenuarsi gradualmente, la crescita dei salari rimane moderata e le aspettative di inflazione sono ancora ancorate, ma i rischi a breve termine sono al rialzo.
Permane una notevole incertezza. Progressi più rapidi nella diffusione dei vaccini o un calo più netto dei risparmi delle famiglie aumenterebbero la domanda e ridurrebbero la disoccupazione, ma potrebbero anche aumentare le pressioni inflazionistiche a breve termine. I lenti progressi nell’introduzione dei vaccini e la continua diffusione di nuove mutazioni del virus comporterebbe una ripresa più debole e maggiori perdite di posti di lavoro.
Le garanzie dei Governi
Anche le difficili scelte politiche affrontate da alcune economie dei mercati emergenti con un debito elevato e un’inflazione in aumento rappresentano un potenziale rischio di ribasso. I governi devono garantire che tutte le risorse necessarie vengano utilizzate per distribuire le vaccinazioni il più rapidamente possibile in tutto il mondo per salvare vite umane, preservare i redditi e tenere sotto controllo il virus.
Sono necessari maggiori sforzi internazionali per fornire ai paesi a basso reddito le risorse necessarie per vaccinare le loro popolazioni per i propri benefici globali. Il sostegno della politica macroeconomica resta necessario mentre le prospettive a breve termine sono ancora incerte e i mercati del lavoro non si sono ancora ripresi, con il mix di politiche condizionato agli sviluppi economici in ciascun paese.
Dovrebbe essere mantenuta una politica monetaria accomodante. Ma sono necessarie indicazioni chiare circa l’orizzonte e la misura in cui sarà tollerato qualsiasi superamento dell’inflazione. Nonché la tempistica pianificata e la sequenza delle eventuali mosse verso la normalizzazione della politica monetaria.
Il gioco delle politiche fiscali
Le politiche fiscali dovrebbero rimanere flessibili e dipendenti dallo stato dell’economia. Un ritiro prematuro e improvviso del sostegno politico dovrebbe essere evitato. Mentre le prospettive a breve termine sono ancora incerte. Quadri di bilancio credibili che forniscano indicazioni chiare sul percorso a medio termine verso la sostenibilità del debito e probabili cambiamenti di politica lungo tale percorso, aiuterebbero a mantenere la fiducia e a rafforzare la trasparenza delle scelte di bilancio. Sono necessari investimenti pubblici più forti e riforme strutturali rafforzate per aumentare la resilienza e migliorare le prospettive di crescita sostenibile ed equa.”
I dati 2020 del GDP (il PIL) mondiale sono di un meno 3,4%, con il G20 ad un meno 3,1%. L’Area Euro nel 2020 chiuse con meno 6,5%, con l’Italia ad un meno 8,9%. Il solitario Regno Unito nel 2020 chiuse a meno 9,8%. Cina a più 2,3% e Russia, fornitore di gas e materie prime, ad un meno 2,5%.
I dati 2021, vedono: Mondo a più 5,7%, G20 più 6,1%, Area Euro a 5,3%, Italia a più 5,9%, UK a 6,7%, Cina 8,5% e Russia a 2,7%.
L’economia non deve fermarsi
Tutto ciò ha solo una spiegazione: combattere la pandemia non è facile ed anzi da paese a paese varia moltissimo, ma l’economia adesso non si può fermare. Sulla crescita economica pesa l’aumento dei prezzi sia in fase di approvvigionamento che di trasporto pertanto il supporto fiscale a questo periodo non potrà che continuare per far si che la crescita “uneven” irregolare generi effetti virtuosi sulle economie. Il lavoro dunque è solo all’inizio e per essere completato necessita ancora di sforzi da parte di tutti gli operatori economici.
Il Going For Growth con il quale si chiude l’Economic Outlook prevede che il 18% degli sforzi vadano fatti sulla Product Market Regolation, Competition and Trade, il 16% sulla Education and Skills, l’11% sull’Environment, il 10% sulle Activation Policies and Labour Tax, il 9% sul Social Benefits and HealthCare. Il resto in altro.
A questo punto dovremo domandarci: i futuri politici hanno ben chiaro che governeranno se e solo se andranno incontro a queste esigenze? Saranno in grado i politici italiani ad assumere decisioni credibili e coerenti e non farraginose in queste macro aree di crescita? Da un certo punto di vista dobbiamo augurarci che Mario Draghi rimanga saldo al comando di questo paese. Fin quando, non il PNRR o la Transizione Ecologico/energetica sarà completato, ma per armonizzare il paese a pratiche di vita più moderne efficaci ed efficienti.
Allora, e solo allora, anche il PIL cresciuto del 5% o 6% renderà più felici gli italiani, perché se così non fosse l’incremento del PIL non sarebbe in linea con la felicità di un popolo che con tanti sacrifici è riuscito a realizzarlo. Speriamo nasca una forza politica che sposi questa filosofia di crescita.
Leggi anche: La Cina vuole l’egemonia. Soffriremo la loro crisi come quella del 1929
www.facebook.com/adhocnewsitalia
Seguici su Google News: NEWS.GOOGLE.IT