Propaganda – Quando scrissi su questo giornale del grottesco «maccartismo de’ noantri»divampato in Italia, denunciandone l’isteria russofobica. Mai avrei immaginato di leggere sul “Corriere della Sera” un articolo contenente addirittura una lista di proscrizione! Lista nominativa con tanto di foto segnaletiche di persone messe alla gogna per aver espresso, a vario titolo e in vario modo, posizioni critiche verso la politica estera del Governo Draghi. E solo per ciò accusate di far parte di una rete di disinformazione al soldo di Putin. Senza naturalmente alcuna prova. Un falso clamoroso disinvoltamente concepito sull’ infame equazione: pensiero dissenziente uguale pensiero putiniano. Una indecenza morale e intellettuale che disonora il nostro giornalismo e le nostre istituzioni.
La presunta lista del Copasir
Già, perché il “Corriere della Sera” ha attribuito la paternità della lista -compilata a suo dire dai Servizi- al Copasir. Ossia proprio al Comitato incaricato di controllare la legittimità dei comportamenti dei Servizi. Tesi subito sconfessata dal presidente del Copasir. Il quale sostiene invece di aver appreso dell’esistenza della lista dal “Corriere della Sera”. Al che il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi si è affrettato a dichiarare che «l’intelligence non ha mai stilato liste o svolto attività di dossieraggio». Aggiungendo così una nota di ridicolo al solito “pasticciaccio brutto” all’italiana. Fatto di cattiva politica, di opaca informazione. Di Servizi deviati dai compiti affidati loro per legge. Per cui ora ci troviamo con una lista in cerca di autori, di mandanti e di destinatari. Ed abbiamo il diritto, come cittadini, di sapere chi l’ha effettivamente redatta, chi l’ha commissionata, e a chi era diretta.
Meritiamo una risposta
Non so se avremo mai una risposta. So però che il Governo, su cui ricade alla fine la responsabilità politica dell’intera vicenda, ha il dovere di fare chiarezza. Anche perché tutta questa squallida storia presenta aspetti inquietanti sul piano della violazione di diritti costituzionali tesi a garantire libertà di pensiero e di espressione. Una cosa comunque è certa, a prescindere da futuri chiarimenti. E cioè che la lista di proscrizione è figlia di una politica e di una informazione degradate a propaganda. Nella fattispecie a propaganda bellicista. Interessata a sostenere il continuo invio di armi all’Ucraina, e quindi insofferente d’ogni voce contraria. Solo che fino a ieri si limitava ad emarginare e ridicolizzare i vari dissidenti. Mentre da oggi punta direttamente a intimidire chiunque dissenta dalle scelte governative, criminalizzando le sue opinioni.
La propaganda continua a esasperare le posizioni
Con la scusa che esse rischiano di fare il giuoco del prepotente invasore russo. Insomma, la classica accusa di essere una quinta colonna del Nemico. Accusa peraltro funzionale ad alimentare quel clima di odio ideologico che è il propellente di ogni campagna propagandistica rivolta contro qualcuno o qualcosa. Da qui anche la creazione artificiosa di due partiti virtuali: quello di Zelenski e quello di Putin. Ma, attenzione, continuando a falsificare la realtà e ad esasperare toni e posizioni rischiamo di scivolare sempre più in un conflitto che non ci appartiene. E che avremmo ogni interesse a limitare nella durata e a circoscrivere nello spazio.
La propaganda vuole sostituire la realtà
Adoperandoci semmai per un cessate il fuoco propedeutico ad ogni trattativa. Ma è proprio il ritorno alla realtà e alla ragionevolezza che la Propaganda intende esorcizzare. Perché, già fattasi narrazione, punta ora a sostituirsi alla realtà. Attraverso un’operazione che esige un consenso totale. Da ottenere silenziando qualsiasi opposizione o diversità di parere. Anche a costo di emettere liste di proscrizione dei dissidenti. Liste concepibili e giustificabili solo quando un Paese entra veramente in guerra. Ma noi non siamo in guerra. Anche se la Propaganda giuoca in tal senso con maligna ambiguità rappresentando una sembianza di stato di guerra.
Il giuoco insidioso della propaganda.
Ecco, a questo giuoco tanto insidioso quanto pericoloso dobbiamo assolutamente sottrarci. Per evitare che la nostra libertà continui a ridursi. E per evitare ulteriori coinvolgimenti bellici che potrebbero arrecare danni irreparabili al nostro Paese. Non dobbiamo quindi sottovalutare quanto accaduto. Quella della lista di proscrizione del “Corriere della Sera” è una triste e brutta storia. Perché una democrazia che si rivolge ai Servizi e al maggior quotidiano per schedare e mettere alla gogna persone che la pensano diversamente dal Governo o dalla maggioranza, ha smarrito il suo senso d’essere, ha perso se stessa. Ecco perché dobbiamo continuare ad indignarci. Rimanendo sempre vigili. Che il sogno della ragione, come diceva Goya, genera mostri.
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