“Pensa come vuoi, ma pensa come noi”. Recitava in questo modo un simpatico e geniale manifesto, apparso un pò di tempo fa, raffigurante il faccione del politicante di turno. Questo slogan così emblematico calza perfettamente con lo strano periodo che stiamo vivendo oramai dal mese di marzo. In questi mesi di emergenza Covid, un dato di fatto dovrebbe essere balzato agli occhi dei più attenti: l’incessante propaganda dei media. Una propaganda che, oltre ad incutere timore negli italiani enfatizzando le virtù scientiste, silenzia quotidianamente senza remore ogni opinione libera e dissenziente. Insomma, essa è divenuta una vera e propria mannaia nei confronti di tutte quelle voci fuori dal coro che combattono contro lo strapotere del pensiero unico dominante.
La cricca degli opinionisti
“Asfissiante. Non trovo altre parole per descrivere quello che sta succedendo in questi mesi, rispetto alla continua e pressante propaganda dei media.” Così Simone Di Stefano ha esordito nel suo ultimo articolo redatto per Il Primato Nazionale di novembre. Secondo Di Stefano, in Italia comanderebbero cinquanta giornalisti e dieci conduttori TV. Il che risulta quanto mai verosimile se pensiamo semplicemente al fatto che a reti unificate – da Rai Uno a La7 – vediamo comparire sempre i soliti volti noti. Questi stregoni della notizia hanno occupato, da oltre un decennio, ogni angolo della nostra vita. Li ritroviamo dappertutto. In TV, al cinema, alla radio o sulle copertine di giornali, riviste e libri. Il loro unico comune denominatore? Diffondere il verbo filogovernativo e filoglobalista.
Un sistema scisso ma unito
Per comprendere meglio il progetto portato avanti in questi anni dalle élites globaliste non possiamo fare altro che citare – quale esempio calzante e coerente con quanto descritto finora – “Anticorpi”, ultimo documento politico di Gabriele Adinolfi. Partendo dalle analisi di Lenin circa la concezione del partito come una “formazione selezionata di gente militarizzata e professionistica”, Adinolfi si concentra su un aspetto altrettanto importante: l’unità del sistema. “Nell’individuarne le dinamiche egli – riferendosi a Lenin – ha coniato la formula della “unità e scissione”. Il che significa che il sistema ha una propria unità e quindi una tendenza unitaria ma è anche profondamente scisso. L’unità provoca scissioni, per equilibrare le quali, si tende a recuperare e a garantire l’unità, che continua a scindersi.”
Propaganda e sistema. Che fare?
Simone Di Stefano lancia un forte appello ai cosiddetti partiti sovranisti affinché investano – soldi e consenso elettorale – al fine di costruire dei solidi strumenti per alimentare la controinformazione. Parola d’ordine: occupare gli spazi con gli stessi metodi adottati dal nemico. Gabriele Adinolfi, affrontando invece il tema dell’unità sistemica, suggerisce uno spunto con il quale fronteggiarla.“Essere in questo mondo senza essere di questo mondo”, cioè metaforicamente “aiutare la città restando intimamente nel bosco.” Nonostante sia pressoché impossibile combattere il sistema ad armi pari si tratta in entrambi casi di riflessioni che, se studiate ed approfondite, potrebbero risultare utili per gettare le basi per una grande sfida alle stelle. Ai posteri l’ardua sentenza.
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