Paradossalmente durante l’assemblea del partito fascista repubblicano ci furono alcuni interventi favorevoli ad una riconciliazione con quegli antifascisti che fossero disposti a combattere coloro che venivano definiti i nemici comuni delle plutocrazie.
Vari federali parlarono a favore di una pluralità di organizzazioni politiche nell’ambito di una Repubblica Sociale. Ma tutti avevano la volontà di creare uno Stato pienamente fascista. Con una milizia che mantenesse un controllo endemico del territorio. Una socializzazione diffusa, ed una selezione rigorosa degli iscritti al partito.
I fascisti repubblicani preferivano, per la loro mentalità, essere pochi ma buoni. Pochi ma leali.
Il partito doveva guidare il paese. Quindi doveva essere una élite selezionata in base alla lealtà ed alla adesione ai valori combattentistici. Mentre si riconosceva la necessità che tutti gli italiani difendessero quello che si riteneva essere il paese legale.
Punire i traditori
Ma soprattutto in quella sede c’era una forte voglia di punire quelli che venivano considerati i traditori del 25 luglio. Oltre a Badoglio ed al Re, i fascisti volevano pure la testa di quegli elementi che avevano determinato la caduta del regime.
Durante l’assemblea il bersaglio del maggior livore fu il genero del Duce: Galeazzo Ciano. Si voleva l’istituzione immediata del tribunale speciale che avrebbe dovuto giudicare i gerarchi che avevano votato per l’ordine del giorno Grandi.
Ad un certo punto arrivò in assemblea la notizia che era stato ucciso il Federale di Ferrara Igino Ghisellini. Ed immediatamente fu predisposta una spedizione punitiva.
Un mese prima il Consiglio dei Ministri aveva creato una struttura corposa di tribunali speciali che avrebbero dovuto giudicare non solo i gerarchi del 25 luglio, ma anche chi si era allontanato dal regime o aveva sabotato lo sforzo bellico a livello minore.
Un tribunale speciale straordinario ad hoc era però costituito solo ed esclusivamente per i firmatari dell’ordine del giorno Grandi.
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