Quando si parla di fisco…
Giorgio Fiorenza. Un nome che ai più potrebbe non dire nulla, e che invece è personaggio importante in quanto membro del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, l’equivalente del CSM nell’ambito della giustizia ordinaria.
Il Consiglio infatti è l’organo di autogoverno della magistratura tributaria, è composto da 11 membri fra cui giudici tributari e membri di nomina parlamentare e si occupa dunque di tutto quanto ruota attorno ai giudici che si occupano di tasse e imposte: provvedimenti disciplinari, progressione di carriera, destinazione a sedi specifiche ecc.
Insomma, un organo piuttosto importante la cui attività si riflette in modo indiretto, ma pregnante, sulla collettività dei contribuenti, sovente vessati da un fisco tutt’altro che amico.
Contribuenti a cui viene richiesto un ligio adempimento ai doveri fiscali, pena sanzioni, pignoramenti, e uno stigma sociale da far accapponare la pelle.
Giusto si dirà!
La lotta all’evasione va combattuta con ogni mezzo necessario (sic!). In fondo siamo un paese gravato dal cancro dell’elusione fiscale che tartassa il nostro bilancio pubblico e va a scapito dei tanti cittadini onesti che pagano le tasse, e che quindi finanziano i servizi pubblici. Quindi, lotta dura senza paura ai mariuoli!!!
Ebbene in questa crociata che ormai è divenuta più retorica che altro, ci si aspetta che chi siede ai supremi vertici della magistratura tributaria sia illibato e vergine come Ifigenia sacrificata dal padre per il buon andamento della guerra di Troia.
Ebbene, no!
E torniamo a Giorgio Fiorenza, componente del Consiglio di Presidenza di Giustizia Tributaria e personaggio molto vicino a Matteo Salvini, che infatti lo ha riconfermato in ruolo. Il nostro ha un’esposizione debitoria nei confronti del fisco di ben 832.018,44 euro. Non proprio noccioline. Una esposizione debitoria che Fiorenza ancora non ha saldato nemmeno parzialmente, e rispetto alla quale ha promesso chiarimenti che però mai sono giunti.
Debito elevato, nessun chiarimento e riconferma! Questo l’iter di Fiorenza
Il profilo di un intoccabile ben ammanicato con la politica, potrebbe dire qualcuno.
Nessuno scandalo, ci mancherebbe. Dal punto di vista formale, tutto è in regola.
La legge non prevede che le pendenze tributarie siano motivo di incompatiblità con l’incarico di membro del Consiglio e pertanto, va tutto bene, madama la marchesa!
Addirittura non è motivo ostativo alla permanenza in ruolo nemmeno il fatto che Fiorenza abbia intentato causa contro l’organo di cui fa parte per asseriti e non dimostrati emolumenti non corrisposti.
Proprio una legge a .. misura di Fiorenza!
Geometra, laureato in statistica, il giudice dei giudici tributari ha ricoperto diversi ruoli prima di arrivare al vertice della giustizia fiscale dove si sospetta permarrà malgrado la pioggia di cartelle esattoriali ricevuti, l’avviso di pignoramento da poco notificato e il sospetto di un tentato indebito arricchimento.
Si ripete, nessuno scandalo, ma una valutazione circa l’opportunità di una tale nomina si rende doverosa
Insomma, tra tanti meritevoli, proprio un super indebitato doveva presiedere all’operato dei giudici tributari? Possibile che non ci fosse nessuno con analoga esperienza e capacità da poter piazzare in un ruolo così delicato?
Quali capacità miracolose avrà questo Fiorenza in fatto di tasse, a parte il non pagarle?
Tutti misteri che noi umili contribuenti vorremmo proprio conoscere, naturalmente nel rispetto del principio di non colpevolezza.
Ops!
Nel diritto tributario questo principio non vige, dal momento che prova dell’innocenza deve essere offerta dall’evasore presunto.
Ecco, forse, magari prima di nominare persone dall’estratto di ruolo così pesante, sarebbe opportuno intervenire a favore di tutti gli altri contribuenti rovesciando l’abominio giuridico dell’inversione dell’onere della prova nel diritto tributario. …. Fiorenza, permettendo, naturalmente!
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