Quel centro pirandelliano di Calenda

Quel centro pirandelliano di Calenda.La politica è anche documentazione e conoscenza. È per questo che ci siamo sentiti in dovere di leggere “il patto repubblicano” che Carlo Calenda aveva proposto ai possibili partners (leggi Bonino) già prima della campagna elettorale, completandolo con il programma frutto dell’accordo ultimo con Renzi.

La cultura politica

La considerazione che viene spontanea in esordio è quella che ci fa dire: si tratta di una cultura politica rispettabile e certo non improvvisata, storicamente fondata, ma non è la nostra.

Se quello che ruota intorno a Calenda (e Renzi) è un centro, si tratta di un cantiere lontanissimo dalla tradizione popolare e democratico-cristiana. Il nostro centro è altra cosa.

La stessa impostazione filo-occidentale ed atlantista non è sovrapponibile alla nostra. Un solo esempio: la visione politica che abbiamo maturato dal secondo dopo-guerra è netta, ma non fa classifiche tra alleanza con gli USA e cultura europeista. Anzi, chiamati a scegliere, è indubbio che la precedenza va all’Unione europea. Ed anche parlando di EU, la visione che ci contraddistingue non è quella del liberalismo puro ed integrale o del rinato repubblicanesimo alla francese.

La stessa collocazione continentale tra i seguaci di Macron, nelle fila di Renew Europe, ha un baricentro diverso. E come dimostra il testo dello stesso “patto repubblicano” (non a caso allora condiviso da +Europa di Emma Bonino), la griglia dei valori, a partire dalla visione radicale di quelli civili, è agli antipodi rispetto alla nostra.

Pirandelliani

Per riassumere: quello di Calenda, ammesso che sia un centro, è molto pirandelliano e tenta di tenere insieme liberalismo socialista, repubblicanesimo e radicalismo.
In questa coda, spesso velenosa, della campagna elettorale occorre non perdere occasione per fare chiarezza. Nell’offerta politica che i partiti presentano agli elettori lo spazio politico di Azione-Italia Viva non è confondibile con il perimetro del centro popolare e democratico-cristiano. E non solo per collocazione, ma soprattutto per visione antropologica, progettualità politica, riferimento alternativo alle inconfondibili radici storiche del PPE.

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