Quota 5%. Questo è il taglio al rimborso chilometrico della Regione Toscana

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La protesta dei ristoratori che hanno deciso di riaprire, in violazione delle regole assurde imposte dai decreti governativi, è l’indice della disperazione di un settore che sta letteralmente morendo. Ma è tutta l’economia a soffrire terribilmente i morsi di una crisi spaventosa; e il peggio purtroppo ha ancora da venire.

Specie in Toscana e a Firenze, dove il modello di sviluppo, fortemente incentrato sull’industria del turismo, è completamente esploso. Molte aziende chiuderanno, molte partite Iva cesseranno, molte persone perderanno il lavoro; e per tanti -troppi- il futuro si chiamerà disoccupazione. 

In una situazione del genere ti aspetteresti dalla classe politica comportamenti improntati a serietà e senso di responsabilità o perlomeno dei segnali di vicinanza alla gente che, tra mille difficoltà, lavora e produce. Ed invece…                          

Dal Governo non ti puoi aspettare più nulla. Perché gli annunciati ristori e i tanto decantati contributi (peraltro insufficienti) si sono rivelati, il più delle volte, solo miraggi, illusioni, bugiarde promesse che hanno l’amaro sapore dell’inganno.                            

In Regione Toscana è peggio che al Governo

Dalla tua Regione, invece, ti aspetteresti ancora qualcosa. Ma anche qui trovi pochi fatti a fronte di tante parole, cui si aggiungono purtroppo alcune prese per i fondelli. Basti pensare che il contributo regionale per ristoranti, bar ed altri esercizi che hanno subito pesanti perdite durante i mesi del lockdown è di appena 7,5 euro al giorno. 

Solo che la Regione, mentre con una mano dà l’elemosina agli operatori economici, con l’altra mano distribuisce laute regalìe ai propri Consiglieri Regionali. Mi riferisco alla squallida vicenda dei rimborsi chilometrici.

Com’è noto: alla vigilia dell’ultima campagna elettorale, in Toscana scoppiò lo scandalo di Consiglieri che, pur stando in casa per via del lockdown, percepivano ugualmente ingenti rimborsi chilometrici. Già, perché i Consiglieri Regionali (oltre ad un grosso stipendio, di solito sproporzionato alle loro capacità e responsabilità) hanno pure diritto ad un rimborso chilometrico per raggiungere la sede dell’assemblea legislativa. Tant’è che accade che alcuni cambino residenza pur di prendere qualcosina in più. Tanto paga Pantalone.

Ovviamente lo scandalo suscitò subito molte preoccupazioni tra i Consiglieri uscenti; anche perché sapere che i tuoi rappresentanti vengono rimborsati per dei chilometri mai percorsi è cosa che può far arrabbiare persino il più paziente degli elettori. Per cui i Consiglieri si precipitarono affannosamente a dichiarare che quei rimborsi erano stati comunque tutti devoluti in beneficenza.

Una toppa che aggiunse danno al danno. Perché fare beneficenza col danaro pubblico che non ti spetta non è propriamente un atto di generosità. E così, per porre fine al penoso spettacolo e cercare di tacitare lo scandalo, l’allora Presidente del Consiglio Regionale (che è l’attuale Presidente della Giunta Regionale) prese  il solenne impegno di tagliare gli imbarazzanti rimborsi chilometrici all’inizio della nuova legislatura.

Un misero taglo del 5%

Passate le elezioni e insediatosi il nuovo Consiglio Regionale, si arriva ai giorni nostri, al momento di porre mano all’annunciato taglio.  Ed ecco quindi i valenti legislatori interrogarsi su cosa e come fare: tagliare del tutto o in parte? e quanto eventualmente? Pensa che ripensa, decidono finalmente di tagliare del 5% il rimborso chilometrico.

Sì, avete letto bene: del cinque per cento! Che è, come dire, niente. Una beffa. Sarebbe stato più serio, da parte loro, dire «non tagliamo». Ma, in omaggio all’ipocrisia e nel timore del giudizio dell’opinione pubblica, hanno preferito far finta di tagliare, cercando piuttosto di passare tutto sotto silenzio.

E così la maggioranza di Centrosinistra, zitta zitta, ha votato il vergognoso provvedimento. Ma il fatto grave -e politicamente sconcertante- è che anche l’opposizione di Centrodestra a guida leghista ha votato a favore! Poteva fare una battaglia contro questo indecente privilegio, poteva fare appello al rigore necessario in tempi di crisi, poteva opporsi a questo superfluo spreco di risorse che è anche un insulto alla miseria. Poteva votare contro, insomma. Ed invece, no.

E, senza neppure prendere in considerazione l’ipotesi di astenersi, ha deciso di votare a favore. Rendendosi politicamente complice del Centrosinistra, che centellina i soldi alle imprese in difficoltà e ai lavoratori che perdono l’impiego ma dà a piene mani alla casta politica. Complimenti! Evidentemente il Presidente Giani e i Consiglieri Regionali tutti hanno inteso ribadire il fatto che, al di là delle differenti visioni politiche, una casta è sempre e comunque una casta. Buono a sapersi.

Mi auguro solamente che questo triste episodio resti appunto tale e non abbia un seguito. Perché altrimenti diventerebbe difficile pensare a questa opposizione come ad una credibile alternativa al Centrosinistra. 

La scusa pietosa: la cifra è minima

La cosa però che più mi ha indignato è stato poi leggere una difesa d’ufficio del finto taglio, la quale diceva, in sostanza, che la somma contestata è in fondo poca roba sull’insieme del bilancio regionale e che criticare tutto ciò diventa una polemica inutile che finisce col delegittimare la politica.

Insomma: la solita miseria morale con la quale si tenta di giustificare i propri meschini privilegi adducendo questioni di principio. In questo caso addirittura il rischio di delegittimare la politica, pensa un po’! Al che capisci che non solo Conte e compagni ma buona parte della classe politica dovrebbe andare a casa. Perché non ha consapevolezza alcuna della gravità della situazione, né tantomeno delle responsabilità cui è stata chiamata dall’elettorato.

Il problema non è la quantità di soldi pubblici spesi dalla Regione per i rimborsi chilometrici dei Consiglieri. Il problema è che queste cose non si fanno, specie quando la società è sull’orlo dell’abisso economico. Oggi alla politica si richiede due cose: competenza nell’affrontare l’emergenza economica e sanitaria, e un rinnovato senso dell’etica pubblica. Perché se la politica non riesce ad essere di esempio abdica al proprio ruolo di guida, e si delegittima da sola. 

A questo punto spero che il Presidente Giani e i Consiglieri Regionali abbiano il buon gusto di non recarsi dai ristoratori (o da altri operatori economici in difficoltà) per dare loro la classica pacca sulla spalla in segno di solidarietà, facendosi magari -già che ci sono- pure un selfie. Che ci sia almeno risparmiata questa sceneggiata ipocrita.

 

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