Lo scorso 1°maggio Censis e Ugl hanno stilato un Rapporto dal titolo “Italiani, lavoro ed economia oltre l’emergenza Covid-19”. Accessibile, gratuito e facilmente reperibile il report delinea la distinzione ideale tra le fasi pre e post emergenza.
Italiani: lavoratori più incerti e impauriti
Secondo i dati riportati nel documento, il 57,1% degli italiani pensando al proprio futuro si dichiara pessimista, il 25,5% è ottimista ed il 17,4% non ha una posizione chiara. In sostanza, oltre al timore per la propria salute, gli italiani hanno paura di perdere il proprio lavoro a causa della crisi economica. Tuttavia, la maggiore preoccupazione deriva dall’eventualità di dover attingere ai risparmi messi da parte nel corso degli anni. Il 49,9% dei risparmiatori la pensa così, mentre il 79,3% dichiara di sentirsi insicuro rispetto al passato.
I profili economici: occupazione e retribuzione
Il Covd-19 si è manifestato dopo un lungo decennio (2009-2019) segnato dalla lenta risalita dopo la crisi economica mondiale del 2008. Gli indicatori macro-economici, infatti, hanno confermato tale tendenza: +2,4% reale del Pil, variazione positiva ma inferiore a quella degli altri Paesi Ue; -7,2% reale per gli investimenti; +1,8% reale dei consumi delle famiglie. Per quanto concerne l’occupazione i dati parlano chiaro. Più occupazione nel decennio 2009-2019 ma con evidenti fragilità. Nel lavoro dipendente, crescita più marcata del tempo determinato (+44,6% di contro a +0,5% per il tempo indeterminato) e del part-time
(+44,6% di contro a -0,8% i full-time, con decollo del part time femminile involontario). Retribuzioni più contenute, con il potere d’acquisto delle famiglie
diminuito del -2,4% reale nel 2009-2019, e da una indagine del Censis emerge che per il 24% degli italiani i redditi da lavoro sono insufficienti a garantire un adeguato tenore di vita. Per il 53,7% ne garantisce uno appena sufficiente e per il 16,4% ne garantisce uno di buon livello.
L’impatto del lockdown sul lavoro
Il lockdown ha colpito duramente le microimprese poiché tra quelle con un addetto, ad esempio, afferivano ai settori bloccati ben il 57% del totale delle imprese. In poche parole, chi era più fragile ha finito per essere colpito duramente dai provvedimenti restrittivi. Pertanto, si è venuta a creare una forte disparità tra garantiti del pubblico impiego e delle imprese più solide ed i non garantiti rientranti in fasce più vaste ed eterogenee. Il tutto contornato da un’indagine dello scorso marzo dalla quale emerge che il 50% degli italiani teme di perdere il proprio lavoro e ben il 62% è convinto che comunque si avrà un aumento del numero di disoccupati.
L’Unione Europea
Gli italiani sono i più ciritici. Da un indagine di aprile 2020 emerge che il 70% degli italiani valuta come inadeguata la cooperazione nella UE in materia di lotta al Covid. Inoltre, riguardo le priorità di cui l’UE dovrebbe occuparsi gli italiani non hanno dubbi. Il 48% auspica una maggiore cooperazione tra gli Stati membri. Il 45% chiede aiuti finanziari diretti agli Stati. Il 41% richiede un allentamento delle regole europee consentendo ai Paesi di sostenere l’economia interna. Infine, poniamo all’attenzione del lettore l’indagine condotta sempre lo scorso aprile. Il 44% dichiara che l’Italia dovrebbe restare nella UE, il 42% che deve uscire e il 14% non ha opinione. Per di più si stimano circa 8 milioni gli italiani attualmente favorevoli alla partecipazione italiana alla UE che cambierebbero idea diventando fautori dell’uscita qualora l’UE non attivasse iniziative concrete contro il Coronavirus. Di fatto, i nuovi contrari si andrebbero ad aggiungere ai 15 milioni di italiani che in ogni caso sarebbero contrari all’UE.
Lo Stato
9 italiani su 10 (l’88,6%) considerano lo Stato una sorta di comparsa. A certificare questa tendenza è stato il Censis con una indagine condotta nel febbraio 2020. Il 9,4% degli italiani riteneva che lo Stato avesse totale autonomia nel prendere decisioni in materia economica. Per il 60,5% lo Stato ha un potere decisionale limitato a causa di organi sovranazionali quali l’UE, il FMI o la BCE. Per il 28,1%, lo Stato non ha alcun potere decisionale perché le decisioni vengono prese da organi sovranazionali.
Dalla lettura del Rapporto Censis-Ugl emergono alcune constatazioni. Il cittadino non nutre più fiducia nei confronti dello Stato italiano. A questo si aggiunge una crescente critica nei confronti dell’Unione Europea la quale, secondo quanto riportato dalle indagini svolte, rispetto al passato non viene più percepita come la panacea di tutti i mali. I lavoratori sono sempre più impauriti ed incerti sul proprio futuro. Per tale motivo non basteranno incentivi economici per sanare le ripercussioni sul piano materiale e psicologico. D’altrocanto, questa situazione così disastrosa, ha fatto riemergere l’importanza dei corpi intermedi. In tal senso, l’Ugl potrebbe rappresentare quel trampolino di lancio per riproporre a livello nazionale temi quali la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende. Il lavoro, nel contesto di un’economia sociale a misura d’uomo, rappresenta la sola strada maestra per il rilancio della Nazione.
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