Ratzinger timoniere della contemporaneità

Ratzinger timoniere della contemporaneità.

È con immensa gioia intellettuale che intendo ricordare Joseph Ratzinger, grande Papa Benedetto XVI, per un particolare aspetto del suo pensiero filosofico, sempre dialogante, a dispetto dei prevenuti detrattori, con la cultura contemporanea.

Lo stato liberale

Nel 2009, per i tipi dell’editore Cantagalli di Siena, uscì L’elogio della coscienza.

Qui Ratzinger coglie con grande lucidità la questione essenziale che determina il dibattito filosofico e politico oggi. Una questione che è efficacemente sintetizzata nel cosiddetto Dilemma di Böckenförde già al centro di un celebre dibattito svoltosi a Monaco di Baviera nel 2004 tra l’allora cardinale e il grande filosofo tedesco Jürgen Habermas: lo stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non può garantire. In altre parole, ciò che tale dilemma intende indicare è che nessuna convivenza civile è possibile prescindendo da quelle esigenze ed evidenze morali che la tradizione religiosa conserva e veicola in maniera più o meno critica. E se lo Stato prova a sostituirsi a essa ponendosi come fonte di verità morale, esso si trasforma in Stato etico, vale a dire assume una fisionomia autoritaria.

L’intento di Ratzinger è duplice. Da un lato intende difendere la dimensione etico-civile della tradizione religiosa cristiana in un Occidente dove le tendenze laiciste, se non esplicitamente anti-cristiane, sono sempre più aggressive anche all’interno, dispiace dirlo, delle istituzioni politiche europee ed internazionali.

Teologo illuminato

Dall’altro ammonire i cristiani a non cedere alla tentazione fondamentalistica al fine di costruire un ordine politico e sociale perfettamente giusto mediante l’identificazione della legge divina con quella civile.

Fede e ragione per il Pontefice tedesco devono essere in sinergia, quasi purificandosi vicendevolmente allo scopo di evitare due estremi : fideismo e razionalismo.

Lo spazio pubblico costituito da tale dialogo non può e non deve essere mai sterilizzato dal punto di vista religioso, così come vorrebbero molti laicisti.

Lo affermava con grande chiarezza lo stesso Habermas: non si può chiedere ai cittadini credenti di rinunziare alle proprie esigenze ed evidenze morali nel dibattito pubblico, altrimenti li si porrebbe in una condizione di minorità; ci sono infatti dimensioni morali della realtà che non si riescono a cogliere senza un punto di vista e un linguaggio religiosi.

È per questo (e tanto altro) che Joseph Ratzinger, insieme a Paolo VI e Giovanni Paolo II è l’intellettuale cattolico che più e meglio ha colto i profondi tormenti ed allo stesso tempo le attese dell’uomo contemporaneo.

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