Recensione film: Il talento del calabrone
Thriller italiano diretto da Giacomo Cimini ambientato in una Milano contemporanea.
Un noto speaker radiofonico di radio 105 prende una telefonata durante la sua diretta serale.
Tutto si poteva aspettare che un interlocutore, in diretta nazionale, decidesse di suicidarsi.
Per non farlo lo speaker deve stare al suo gioco, il gioco del calabrone, che prevede degli ascolti forzati ed un intrattenimento che alla fine avrà un suo filo logico.
Un soggetto molto semplice che nasconde un’interessante trama che porta lo spettatore ad un crescendo di emozioni.
Il talento del calabrone per quanto possa sembrare un thriller statico e semplice, nasconde dentro di se un buon potenziale.
La storia prende lo spettatore. Forse perché non è poi così irreale, forse perché ogni uno di noi ascolta la radio e si immedesima in quello che succede.
Insomma questo film si divora velocemente.
A dare un tocco di qualità c’è anche un Sergio Castellitto veramente notevole. Il suo è un ruolo che per certi versi può sembrare facile ma non lo è.
Dico questo perché in questa pellicola recita stando sempre a sedere e questo mette in evidenza la sua espressione artistica, in certi frangenti molto intensa e coinvolgente.
Il talento del calabrone non è esente da difetti, lo stesso soggetto fa spesso storcere la bocca con la polizia che barcolla nel buio stando sempre un passo indietro ai trabocchetti tecnologici inventati dal calabrone.
Alcuni attori non mi hanno convinto e qualche scena sembra stata effettuata con una troppa semplicità sembrando spesso un film poco curato nei dettagli.
Nel contesto generale la pellicola però mi è piaciuta e se devo fare un quadro complessivo, sicuramente gli aspetti positivi sono certamente in maggioranza.
Un film che prende lo spettatore, non dura tantissimo, 84 minuti di proiezione, ma che arrivati in fondo lascia dentro un qualcosa.
Sicuramente in questo periodo di magra dove esce poco, questo talento del calabrone può far passare una buona serata. Consigliato.
VOTO: 7
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