Recensione film: Panama papers
Netflix ha in programmazione nella sua piattaforma digitale questo “docu film” che trae ispirazione dai fatti veri accaduti nel 2016 con la pubblicazione del fascicolo riservato “panama papers”.
Il documento accusava lo studio legale di Panama: Mossak Fonseca, di aver creato migliaia di società offshore al fine di riciclare denaro per nasconderlo ai controlli statali.
Lo scandalo colpì molti personaggi importanti di tutte le nazioni, tra cui anche qualcuno Italiano.
Tra i nomi noti spiccano personaggi sportivi, politici, di spettacolo, ma anche banche ed associazioni internazionali.
In seguito a questi eventi il così detto paradiso fiscale di Panama decadde ma il documentario ci fa capire che esistono altri posti dove la gente nasconde i propri soldi.
Non è illegale avere un conto corrente estero ma è il non dichiararlo alla nazione dove abiti che lo rende sanzionabile.
Diretto da un mostro sacro come Steven Soderbergh, oscar nel 2001 per Traffic, il film vede la presenza di Gary Oldman, Antonio Banderas e Maryl Streep.
Per non rendere pesante la visione il regista ha reso questa produzione un monologo molto ben ritmato con continui cambi di location.
Cadere nella trappola del “raccontare semplicemente i fatti” sarebbe stato facile, ma Soderbergh è riuscito con un sapiente montaggio, e con un ben fatto piano sequenza, a rendere vivace questa pellicola.
Il film racconta bene i fatti, va un po’ seguito, ma è facilmente comprensibile anche per persone come me che di economia fiscale non se ne intende per niente.
Il vero difetto sta nel farsi appassionare dalla pellicola.
Si tratta di fatti che hanno toccato molto il popolo delle Americhe ed i potenti del mondo. Personalmente non mi sono sentito coinvolto e malgrado l’ottima spiegazione, non mi ci sono appassionato.
Questo difetto rende tutto il film come un documentario di Alberto Angela che parla però dei conti correnti di un riccone.
Ben fatto ma di scarso interesse. Panama papers non è soporifero ma non posso dire che mi abbia fatto impazzire.
Prometteva bene ma questo lungo monologo dei fatti non mi ha coinvolto quel tanto da renderlo sufficiente. Non mi sento di consigliarlo. Insufficiente.
VOTO: 5
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