recensione fumetto: dylan dog, la macchina che non voleva morire
albo numero 384 , settembre 2018
Dylan dog questa volta è alle prese con la rottamazione del suo maggiolone, e mentre il misterioso signor Willman acquista la mitica cabriolet bianca targata DYD666, una serie di agghiaccianti omicidi provocati da un pirata della strada sta facendo impazzire la polizia di Londra. Disegnato da Gerasi, questo albo mette in mostra un ottimo soggetto che riporta alla memoria film come Christine la macchina infernale e Duel.
Le tavole scorrono velocemente, segno che il ritmo è buono e non tende ad annoiare. Tecnicamente ho trovato i disegni non proprio tutti perfetti, spesso troppa confusione ma sono piccoli particolari di un albo che nel globale è veramente interessante. Non posso svelare molto ma indubbiamente la doppia chiave di lettura di questo albo è il suo punto di forza.
L’anima degli oggetti, della loro vita e di quello che acquisiscono con il tempo è un tema che può sembrare banale ma in questo caso è perfettamente integrato nel mondo di Dylan Dog. Nel complesso mi piace molto questo stile di narrazione che parte da problematiche reali, come la forzata rottamazione di un’auto, per poi arrivare a crearci una storia con i fiocchi. Come riflessione finale non posso negare che questo binomio Dylan Dog e motori mi è piaciuto per quanto sia molto raro. Nel complessivo un ottimo albo con colpi di scena prevedibili ma con un ritmo maledettamente elevato. Ottimo.
VOTO:7