Regionalismo differenziato: Toscana rossa e smemorata

Arancione

Regionalismo differenziato: Toscana rossa e smemorata

La prima della classe nel lontano 2003

Nel corso della VII Legislatura in Consiglio Regionale della Toscana (2000- 2005) ho seguito molto da vicino, a cominciare dalla Commissione Statuto, il problema del trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni.

Ricordo benissimo il fervore con cui gli esponenti dell’allora PDS peroravano la causa dell’allargamento della potestà regionale.

Per capire l’enfasi che il PDS metteva in questa rivoluzione politica è sufficiente riprendere un’intervista rilasciata il 17 Luglio 2018 dal capogruppo in Regione del PD, Leonardo Marras, con cui rivendicava con orgoglio la primogenitura della questione:

“La Toscana è stata la prima regione ad applicare in modo robusto il decentramento amministrativo secondo il principio di sussidiarietà e la prima ad avanzare al governo (nel 2003) la richiesta di nuovi poteri su ambiente e beni culturali. Perché su queste materie siamo la locomotiva d’Italia, abbiamo gli strumenti, le risorse e le competenze per agire in proprio e perché saremmo in grado di offrire soluzioni più avanzate e specifiche oltre che di semplificare. Su questi temi ma non solo: penso al governo del territorio, alla formazione, alla sanità, alla tutela del lavoro, all’ambiente”.

Il PD persevera e rilancia (2018)

Dal 2003 al 2018 – parola di Marras – il filo rosso tra PDS e PD non si è mai interrotto. Tanto che lo stesso Marras interveniva così nella discussione collegata alla comunicazione della giunta regionale in merito alle “Proposte di regionalismo differenziato per la Regione Toscana”.

“Oggi la Regione ci riprova – affermava l’esponente PD – e ci riprova su nostra iniziativa. Nella seduta di oggi facciamo un passo avanti: discutendo la comunicazione con cui la giunta regionale ha presentato all’aula la proposta di regionalismo differenziato per la Toscana e approvando la risoluzione del Partito Democratico con cui chiediamo alla Giunta di proseguire nell’azione nel percorso intrapreso”.

L’intervista proseguiva con un ultimo spunto : “A noi non interessa un regionalismo senza distinzioni, ma vogliamo farci carico di quelle materie in cui siamo particolarmente competenti, spesso modelli positivi per molte altre regioni”.

Quella strana perdita di memoria (2024)

Come mai questo filo rosso che ha collegato per tanti anni il PDS con il PD si è interrotto? Che fine ha fatto il perseverante entusiasmo istituzionale che la Regione Toscana, forte della sua granitica maggioranza, ha manifestato in tutti questi anni , di fatto un ventennio, per il “regionalismo differenziato”?

La risposta migliore è spesso la più semplice: a sinistra e zone limitrofe si approva ed incensa solo ciò che si gestisce in prima persona, quando si comanda. Ma la legge fisiologica della competizione politica prevede anche che il governo nazionale non sia omogeneo con quello regionale. Si chiama democrazia.

Non sosteniamo certo che la legge sull’autonomia differenziata, di recente approvata, sia un modello di perfezione. A noi piacciono per principio percorsi più articolati, dibattuti, di complessiva sintesi, quindi sempre correggibili in meglio. Ma il sospetto che a sinistra si sia ancora una volta sragionato in base alla pregiudiziale ideologica e non alla concreta logica dei fatti diventa sempre più certezza

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