Renault potrebbe scomparire, la casa automobilistica francese al collasso

RENAULT

Renault potrebbe scomparire se non riesce a riadattarsi dopo la crisi del coronavirus. Lo ha detto il Ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire alla radio Europa 1.

Secondo Le Maire, lo stabilimento francese della Renault a Flins (che assieme ad altri tre sarebbe a rischio chiusura) non deve fermarsi. La casa automobilistica francese dovrebbe essere invece in grado di mantenere il maggior numero possibile di posti di lavoro in Francia. Ma allo stesso tempo rimanere competitiva.

“Sì, la Renault potrebbe scomparire”, ha detto Le Maire. Aggiungendo che, tuttavia, il presidente della Renault stava lavorando duramente su un nuovo piano strategico.

Da dove vengono i guai di Renault

Lo stabilimento di Flins a Yvelines impiega 2.600 persone e assembla le city car Zoe’ (elettriche) e la Micra del partner giapponese Nissan. “Per noi è importante sapere qual è la strategia a lungo termine di Renault e come garantiscono che domani i veicoli elettrici saranno localizzati in Francia”, ha chiesto Bruno Le Maire. “Come possono garantire che domani la Francia diventi il primo centro di produzione mondiale di veicoli elettrici per Renault?”, ha insistito il ministro.

In un’intervista a Le Figaro, Le Maire aveva già detto che il gruppo automobilistico francese, di cui lo Stato è azionista storico e possiede il 15% del capitale, “gioca per la sua sopravvivenza”. Aveva poi precisato di non aver ancora dato il via libera a un prestito di 5 miliardi di euro che dovrebbe permettere alla Renault di superare la crisi.

L’ammiraglia industriale francese si trova in una pessima situazione. I suoi stabilimenti e la sua rete commerciale sono paralizzati dalla crisi del coronavirus e dai lockdown. Misure che hanno causato un calo del 76,3% del mercato delle nuove auto nel mese di aprile in Europa.

Il gruppo era già indebolito. Per questo motivo, il ministro francese aveva esortato l’azienda ad adattarsi al nuovo momento storico, perché altrimenti “potrebbe pure scomparire”.

In Francia sindacati e governo erano subito scesi sul piede di guerra dopo le anticipazioni sul piano di risparmio da 2 miliardi di euro. Oltre a quello strategico per l’alleanza con i giapponesi Nissan e Mitsubishi.

Il premier Edouard Philippe aveva assicurato che il governo sarà “intransigente sulla preservazione” dei siti in Francia se Renault dovesse confermarne la chiusura.

Durante il question time in Parlamento, il primo ministro aveva sottolineato che “se Renault è un’azienda mondiale, il suo marchio francese è evidente”.

Gli stabilimenti in crisi

Con i suoi 2.600 dipendenti, l’impianto di Flins, troppo vicino a Parigi, è da anni sotto torchio per la sua situazione occupazionale e i suoi rendimenti bassi. Da Flins sono usciti alcuni tra i modelli più popolari di Renault, tra cui Dauphine, 4L, R5 e Clio, la cui produzione è stata poi delocalizzata in Slovenia e Turchia.

Oggi dall’impianto di Flins esce solo la Micra. Che si vende male. Motivo per cui il partner giapponese potrebbe annunciare la sua uscita dalla storica fabbrica.

Secondo il quotidiano economico Les Echos la direzione Renault potrebbe decidere di procedere ad una profonda trasformazione di Flins, ancora tutta de definire, accogliendo presumibilmente l’attività della fabbrica di Choisy-le-Roi – 263 dipendenti – specializzata in ricondizionamento di parti meccaniche. Altre fonti citano per la futura Flins una possibile attività di progettazione e di produzione di prototipi di nuovi veicoli elettrici o condivisi oltre al montaggio di batterie.

 

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