Renzi negò, ma spuntano altre prove sul pass concesso all’auto di Agnese

Il tempo, si sa, è galantuomo. Basta avere un po’ di pazienza, lavorare con passione e la verità emerge sempre. Alla fine di febbraio dello scorso anno La Verità raccolse una denuncia del consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Francesco Torselli. L’esponente del partito di Giorgia Meloni aveva pizzicato Agnese Landini, moglie dell’ex premier Matteo Renzi, mentre utilizzava per la propria auto un pass istituzionale. Un permesso che le consentiva di circolare in tutto il centro di Firenze: aree pedonali e zone a traffico limitato. Come se non bastasse, poteva parcheggiare il suo suv gratis in tutta la città.

La società per i servizi alla strada di Firenze, che rilascia i contrassegni, nella sua risposta a Torselli specificò che quel contrassegno era utilizzabile per il «transito nelle corsie e nelle aree pedonali, valido per la sosta negli spazi residenti ztl–zcs e in quelli blu promiscui». Il permesso, con scadenza nel 2021, era stato rilasciato «su indicazione della segreteria del sindaco» per funzione «istituzionale e di sicurezza» lo scorso 21 settembre 2017. In base ai documenti prodotti dall’esponente di FdI si evinse che l’auto in questione era di proprietà della Landini e non del marito. Si capì pure che tale autorizzazione non era stata data quando Renzi era presidente del consiglio e Agnese first lady. Il 21 settembre 2017 il Bullo non ricopriva infatti nessun ruolo istituzionale, ma era solo il segretario del Pd. 

Apriti cielo. Da un lato televisioni, radio e una parte consistente della carta stampata ripresero la notizia. Dall’altro Renzi ci accusò di scrivere fake news, una parola ormai entrata nel vocabolario comune che altro non significa se non bugie. Un’accusa grave, soprattutto per chi ha il compito di raccontare ai lettori la verità.

A distanza di quasi un anno Torselli è tornato alla carica e, grazie ad una serie di approfondimenti, ha fatto emergere nuovi dettagli sull’intera vicenda. Dopo le elezioni politiche del 2018, al neo senatore Renzi non viene concesso (come agli altri parlamentari) un nuovo permesso di accesso Ztl, ma viene semplicemente convertito quello precedentemente assegnato alla targa dell’auto della signora Landini. Il famoso pass concesso nel 2017 non è mai stato cancellato. Esiste ancora. E viene usato ogni santo giorno dalle nuove auto di famiglia (una Range Rover Sport e una Mini Cooper da 125.000 euro totali) per spostarsi a Firenze.

«Segno evidente», sottolinea Torselli, «che nel 2017 ad Agnese Landini era stato dato un un pass analogo a quello di un parlamentare, su indicazione del sindaco. Quando il marito non sedeva tra i banchi di Palazzo Madama. Perché? Ma non eravamo noi di FdI quelli che raccontavano fake news?».

Spulciando tra le carte emergono altre notizie interessanti, come per esempio i quattro permessi concessi in deroga a Marco Lotti, padre dell’ex ministro renziano Luca. Eppure il regolamento disciplinare di accesso alla ZTL spiega, nella scheda 3.1, che i titolari o i rappresentanti legali di attività commerciali o artigianali con sede all’interno della zona a traffico limitato hanno diritto a un pass di accesso valido per tre targhe.

«Allora perché Lotti senior» prosegue Torselli, «probabilmente rappresentante legale della Banca di Cambiano, non può fare semplicemente richiesta di pass ai sensi della scheda 3.1 del disciplinare, come tutti, ma deve avere quattro permessi concessi direttamente da Dario Nardella? La Banca di Cambiano è più importante delle altre attività commerciali fiorentine? O, semplicemente, è più importante Marco Lotti?».

Nell’elenco dei beneficiari dei pass compare pure Filippo Vannoni, presidente (almeno fino a maggio) di Publiacqua, ex consigliere economico di Palazzo Chigi ai tempi di Renzi e indagato come Luca Lotti (per entrambi c’è la richiesta di rinvio a giudizio) nell’inchiesta Consip. 

«La scheda 6.4 del disciplinare» conclude Torselli «autorizza ad avere accesso alla zona a traffico limitato i soggetti gestori di servizi a rete (acqua, luce, gas) e postali o altri soggetti eroganti servizi pubblici e di pubblica utilità. Ma perché il presidente di Publiacqua non utilizza il normale iter per avere il pass, ma necessita della deroga di Nardella? Questa volta speriamo di ricevere delle risposte anziché degli insulti».

Fonte: La Verità, 26 gennaio 2019, pag.11

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