Riccardo Magherini è morto. Si è spento una sera di marzo, nel freddo umido di Borgo San Frediano, sotto il peso della divisa, una sera qualunque.
Riccardo a Firenze lo conoscevano in tantissimi, io no, non l’ho mai visto, e mai lo vedrò.
Riccardo era un personaggio vivace, un viso simpatico, schietto, fiorentino.
Certo non era un santo, e non aspirava ad esserlo, viveva la sua vita, non perfetta, con qualche vizio discutibile, certo, ma era una persona normale, con una vita normale, aveva diritto ad una morte normale. La sua morte, di normale, non ha proprio nulla, invece.
Quella sera non doveva morire. Non così, non senza un motivo. Perché di motivi, per morire, non ce n’erano.
La Cassazione su questo non so se si è espressa e, onestamente, non mi interessa saperlo. Il fatto non costituisce reato, la sentenza passa in giudicato, i carabinieri sono assolti dai capi d’imputazione. Riccardo però è morto, cose capitano. Prima o poi dobbiamo morire tutti, del resto.
Magari Riccardo è morto perché si è impaurito troppo, perché si è agitato troppo. L’agitazione fa male alla salute, lo dicono chiaro i medici. Poteva stare un pò più tranquillo, Riccardo, quella sera. C’erano le Forze dell’ordine a prendersi cura di lui. Non c’era niente da temere.
Non ho letto il fascicolo processuale, e onestamente, non mi interessa leggerlo.
Ho visto un video, qualche anno fa, e ho provato un dolore profondo, un senso di ingiustizia, un minuto di video basta e avanza per farsi un’idea. L’ho guardato di nuovo oggi. Le sensazioni sono sempre le stesse. Guardatelo anche voi, se non l’avete già fatto. Fa male, fa male al cuore. Ha fatto male anche a quello di Riccardo, che si è fermato. Per sempre.
Riccardo è morto mentre chiedeva aiuto, urlava aiuto, implorava aiuto, in mezzo a un nuvolo di divise nere, che erano lì per proteggerlo da sé stesso, perché Riccardo Magherini era troppo agitato, quella sera. Oggi riposa, dubito che riposi in pace, però.