Riforma – l ministro della Giustizia Marta Cartabia porta a casa la riforma dell’ordinamento giudiziario con il via libera del Senato. A Palazzo Madama, nel voto finale, scatta la tregua dopo le turbolenze leghiste del giorno prima. Il «testo Cartabia», che modifica il sistema di elezione dei componenti del Csm e introduce criteri più rigidi sulle porte girevoli tra magistratura e politica, incassa 173 sì. Il Guardasigilli tira un sospiro di sollievo: «Passaggio importante della storia del nostro Paese» – spiega in Aula il ministro. Italia Viva si astiene, Fratelli d’Italia vota contro. La Lega ritorna nei ranghi della maggioranza.
Le defezioni del Carroccio
Le defezioni nel Carroccio sono appena cinque: tra i 16 senatori astenuti spiccano i nomi di Roberto Calderoli, Andrea Ostellari (presidente della Commissione Giustizia e relatore), Simone Pillon, Alberto Bagnai e Carlo Doria. Matteo Salvini vota sì e attacca: «Lascio a voi valutare chi su una riforma importante ha votato col governo e chi no». Al netto dell’analisi del tabellone di Palazzo Madama, la scena è tutta per Matteo Renzi, che sferra, nel suo intervento, un durissimo affondo al cuore della riforma. Uno show in stile renziano che si chiude con l’annuncio: «Ci sono 7 milioni di persone che hanno votato sì ai referendum sulla giustizia. Oggi sono una minoranza, lo sappiamo. Ma sono le minoranze a fare le battaglie sui diritti, sempre.
Sette milioni di voti
E oggi penso che quei sette milioni di italiani saranno decisivi per il futuro di questo Paese. Molti politici ironizzano sulla bassa affluenza, io dico che quei sette milioni hanno bisogno di una casa. E nei prossimi mesi vedremo segnali interessanti in questa direzione». Ecco l’obiettivo finale fissato dal leader di Italia Viva: la costruzione di una casa politica per i milioni di italiani che si riconoscono nella battaglia per riformare la giustizia italiana. Una casa che possa ospitare anche i sindaci Sala, Bucci e Brugnaro. Renzi parla per 10 minuti e 20 secondi e disegna un manifesto politico per il nascente partito del garantismo.
Riforma più inutile che dannosa
Rivolgendosi al Guardasigilli, seduto ai banchi del governo, il senatore Iv è netto: «È una riforma più inutile che dannosa e anche perché siamo consapevoli che l’intervento della ministra Cartabia ha portato un passo in avanti. Ma la riforma lascia un po’ di amaro in bocca nella modalità con cui è arrivata al traguardo». Il leader Iv denuncia: «Quando delle espressioni di correnti organizzate parlano di cordone sanitario contro avversari politici, indipendentemente dalla discussione dei reati, il silenzio delle istituzioni è grave…».
Il sacrificio di Falcone e Borsellino
Renzi ricorda il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e difende la politica: «Non è stata la politica a bloccare Falcone. Erano parti della magistratura e del Csm. Era quella parte politica della magistratura, erano alcune correnti». «Raccontare a tratti, in modo vergognoso incalza l’ex premier – che è stata la politica a bloccare i magistrati, che c’è stata la trattativa Stato-mafia, è servito in questi 30 anni a dare l’immagine dei politici come brutti e cattivi». Il senatore di Scandicci cita il caso Palamara, considerato un «capro espiatorio che ha pagato per tutti» e incalza i grillini: «Nel residuo tempo a vostra disposizione in Parlamento potreste trovare un minimo di coraggio per chiedere scusa alla famiglia Boschi».
La riforma bocciata da Renzi
La riforma del Csm, bocciata da Renzi, non piace nemmeno all’Anm. Secondo il presidente Giuseppe Santalucia Contiene aspetti rilevanti di scarsa attenzione ai profili costituzionali. Il presidente accusa il Parlamento. Il Senato è sarebbe stato sordo alle richieste dei magistrati. Dal Partito democratico arriva, invece, il plauso per il traguardo.
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FONTE: ilgiornale.it