Un ritorno sicuramente gradito al Maggio Musicale Fiorentino: il Rigoletto di Giuseppe Verdi firmato da Davide Livermore, nell’allestimento del 2021 ripreso da Stefania Grazioli. Si tratta del primo appuntamento operistico della stagione 2025, la prima è domenica 16 febbraio 2025 alle ore 17, repliche il 18 e il 20 febbraio alle ore 20 e domenica 23 febbraio alle ore 15:30.
Sul podio della Sala Grande, alla testa dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Stefano Ranzani. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini. La compagnia di canto è formata da Daniel Luis de Vicente (Leon Kim nella recita del 18/2) nella parte di Rigoletto; Celso Albelo come il Duca di Mantova e Olga Peretyatko nella parte di Gilda. Alessio Cacciamani veste i panni di Sparafucile; Janetka Hosco è Giovanna; Eleonora Filipponi interpreta Maddalena; Manuel Fuentes è Il Conte di Monterone e Yurii Strakhov Marullo. Huigang Liu e Letizia Bertoldi sono rispettivamente il Conte e la Contessa di Ceprano e Daniele Falcone interpreta Matteo Borsa. Chiudono il cast, rispettivamente nei ruoli del Paggio e dell’Usciere di corte, Aloisia De Nardis e Egidio Massimo Naccarato
Le origini letterarie di Rigoletto risalgono a uno degli autori più celebrati del Romanticismo: il dramma in 5 atti le Roi s’amuse (il re si diverte) di Victor Hugo rappresentato nel novembre 1832 e subito censurato e bandito malgrado il regime “liberale” di Luigi Filippo. Hugo metteva in scena il re di Francia Francesco I, dipinto come un libertino dissoluto del tutto incurante della sorte dei propri sudditi. Si rese dunque necessario spostare la vicenda e cambiare … testa coronata; la censura austriaca non poteva accettare che un sovrano, anche se di qualche secolo addietro, venisse rappresentato in qual modo. il governatore militare di Venezia Gorzkowsky, nel novembre 1850, aveva poi inesorabilmente bocciato il libretto di Piave (il cui soggetto era stato scelto da Verdi stesso) condannando la ributtante immoralità e l’oscena trivialità del libretto. Soprattutto erano considerati inaccettabili il comportamento ribelle di Rigoletto verso il suo sovrano, l’immoralità e la dissolutezza di quest’ultimo, l’acquiescenza di Gilda. Il librettista Francesco Maria Piave tentò di aggirare l’ostacolo proponendo una versione nuova del dramma, meno “censurabile”, ma qui fu Verdi ad opporsi: alla fine la fu la censura austriaca a cedere ( malgrado la sua reputazione di implacabilità!) e il compositore poté concludere il lavoro.
Se il periodo storico rimase più o meno lo stesso (il XVI secolo) lo scenario si spostò a Mantova e il sovrano libertino divenne un non meglio precisato duca; tra l’altro, il ducato di Mantova non esisteva più da tempo e la casata ducale dei Gonzaga era estinta. Ma un altro problema lo pose il titolo: non potendo utilizzare quello dell’originale di Hugo, Verdi avrebbe voluto La maledizione: “Tutto il sogetto è in quella maledizione che diventa anche morale. Un infelice padre che piange l’onore tolto alla sua figlia, deriso da un buffone di corte che il padre maledice, e questa maledizione coglie in una maniera spaventosa il buffone, mi sembra morale e grande al sommo grado” scrisse il compositore in una lettera del 3 giugno 1850; ma la censura la pensava diversamente, quella maledizione sapeva un po’ troppo di blasfemo ed ecco infine il titolo definitivo, Rigoletto. Ed è questa la figura centrale dell’opera: Verdi, per l’appunto aveva intuito che la rappresentazione della natura umana, se voleva essere veramente realistica, non poteva basarsi sulla contrapposizione manichea tra bene e male, ma piuttosto sulla loro fusione in una unica personalità. C’è chi (non a torto) ha parlato, per il tristo buffone, di un Innominato senza conversione e senza redenzione.
E così che lo ha inteso Livermore, che gli ha dato una caratterizzazione particolarmente “crudele” e più vicina al modo in cui la intendeva Hugo. Stefania Grazioli che ne riprende l’allestimento ha sottolineato sia l’originalità visiva sia la fedeltà al libretto attraverso la quale il regista ha costruito lo spettacolo: “Nella sua visione caleidoscopica della vicenda e dei personaggi Livermore è riuscito a fare emergere una ‘mostruosità’ intima e interiore di Rigoletto; inoltre questo è un allestimento che gioca molto sull’oscurità e sulle profondità; lo si percepisce attraverso le ambientazioni dove la trama verdiana si svolge e penso, per esempio, all’ultima scena, che si articola all’interno di una metropolitana. Si ha la percezione, inoltre, che ogni atto dell’opera sia ambientato in epoche diverse: il primo è allestito come se a farne da sfondo sia una festa quasi orgiastica con costumi rinascimentali, una scena con sfumature ai limiti del rituale che mi ha ricordato il celebre film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. In questa produzione i figuranti speciali sono coinvolti in modo decisamente attivo poiché hanno il ruolo di far emergere ancor di più queste tinte erotiche dell’opera e dei personaggi che la compongono, con particolare attenzione a quello del Duca e di coloro che stanno intorno a lui. Questo per delineare con decisione quello che è uno degli aspetti che Livermore ha fatto emergere, ossia che tutti coloro che fanno parte di questa storia, in realtà, sono vittime. Anche il Duca stesso è una vittima, poiché quasi imprigionato dalla sua duplicità e dalla sua ‘lotta interiore’ fra un atteggiamento libertino e una ricerca invece di un amore più puro e profondo”.
Sul podio il maestro Stefano Ranzani, il cui ultimo impegno operistico al Maggio fu proprio con un Rigoletto andato in scena nell’ottobre del 2009: “Ho sempre considerato Rigoletto la più ‘mozartiana’ delle opere che compongono la trilogia popolare di Verdi, quasi leggiadra e delicata, questo nonostante i temi oscuri che formano la trama. La musica stessa, un linguaggio semplice solo all’apparenza, richiede ogni volta un approccio diverso alla partitura che si stringe fra le mani; spesso emergono nuovi aspetti che nelle precedenti letture non avevo notato o a cui avevo dato un peso diverso. Questo è senza dubbio uno degli aspetti più affascinanti di questo mestiere – continua il maestro Ranzani nella sua analisi – perché vi è una crescita continua ed è necessaria quindi una ricerca anche interiore in noi stessi per cercare, soprattutto da parte del direttore d’orchestra, il modo di restare quanto più fedeli possibili, musicalmente parlando, a quelli che sono i desideri del compositore. Infine sono davvero felice di poter fare ritorno a Firenze e di poterlo fare con questa produzione, dove ho trovato un cast davvero splendido e un’Orchestra e un Coro, con i quali non lavoravo da molto tempo, che rimangono formidabili in ogni loro singolo componente”.
La locandina:
RIGOLETTO
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Melodramma in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi
Edizione Edwin F.Kalmus & Co., INC.,
Boca Raton, Florida
Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino
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Maestro concertatore e direttore Stefano Ranzani
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Regia Davide Livermore
ripresa da Stefania Grazioli
Scene Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi
ripresi da Gian Maria Sposito
Luci Antonio Castro
riprese da Fabio Rossi
Video D-Wok
Assistente movimenti coreografici Elena Barsotti
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Il Duca di Mantova Celso Albelo
Rigoletto, suo buffone di corte Daniel Luis de Vicente/Leon Kim (18/2)
Gilda, figlia di lui Olga Peretyatko
Sparafucile, bravo Alessio Cacciamani
Maddalena, sorella di lui Eleonora Filipponi
Giovanna, custode di Gilda Janetka Hosco
Il Conte di Monterone Manuel Fuentes
Marullo, cavaliere Yurii Strakhov
Matteo Borsa, cortigiano Daniele Falcone
Il Conte di Ceprano Huigang Liu
La Contessa di Ceprano, sposa di lui Letizia Bertoldi
Usciere di corte Egidio Massimo Naccarato
Paggio della Duchessa Aloisia de Nardis
Figuranti speciali Maria Lucia Bianchi, Ilaria Brandaglia, Maria Novella Della Martira, Livia Risso, Sara Silli, Andrea Bassi, Egidio Egidi, Giampaolo Gobbi, Leonardo Paoli, Carlo Pucci, Simone Ticci
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Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Prezzi:
Solo ascolto: 10€
Visibilità limitata: 15€
Galleria: 35€
Palchi: 45€
Platea 4: 65€
Platea 3: 75€
Platea 2: 90€
Platea 1: 110€ (repliche)
Platea 1: 130€ (prima recita)