RIMPATRIARE I CLANDESTINI: UNA NECESSITÀ PER LA SICUREZZA, L’INTEGRAZIONE E IL RISPETTO DELLE LEGGI
Il rimpatrio dei migranti clandestini è uno dei temi più controversi nel panorama delle politiche migratorie, così come lo sono le modalità con cui i rimpatri vengono effettuati, nonostante non vi siano dubbi sul fatto che impedire l’immigrazione incontrollata sia uno degli strumenti fondamentali per garantire la sicurezza, la legalità e l’integrazione nella società italiana ed europea.
L’immigrazione irregolare, infatti, non è solo una questione di accoglienza, ma anche un problema legato alla sicurezza nazionale perché i migranti clandestini rappresentano una categoria vulnerabile e, in alcuni casi, a rischio di sfruttamento da parte delle organizzazioni criminali che operano nel traffico di esseri umani, nel lavoro nero e nelle reti di microcriminalità
La presenza di persone prive di documenti regolari può comportare difficoltà nel controllo del territorio, aumentando la percezione di insicurezza tra i cittadini e creando un terreno fertile per chi gestisce attività illecite.
Il rimpatrio degli stranieri irregolari è, quindi, un atto di rispetto della legalità, che impedisce la diffusione di una cultura dell’illegalità e garantisce l’integrità delle frontiere.
Permettere a coloro che non hanno il diritto di soggiorno di restare sul territorio italiano significa sottoporre la società a rischi che vanno dal sovraffollamento dei centri di accoglienza alla pressione sui servizi sociali, fino ad arrivare al degrado urbano nelle aree più vulnerabili
Analogamente, non vi è dubbio che le politiche che vanno nella direzione di snellire e velocizzare le pratiche di rimpatrio richiedono impegno e determinazione per rafforzare la collaborazione con i paesi di origine e migliorare i meccanismi di identificazione dei migranti irregolari.
Le procedure per ricondurre gli stranieri irregolari nei loro paesi, naturalmente, devono essere attuate in modo umanitario e rispettoso della dignità delle persone, ma con la ferma volontà di impedire che le persone irregolari possano soggiornare in maniera permanente
Per questo motivo non si può prescindere dagli accordi bilaterali con i paesi di origine, al fine di rendere i rimpatri più facili e veloci.
È di tutta evidenza, altresì, che il rimpatrio dei migranti clandestini non sia privo di difficoltà. In primo luogo, perché la cooperazione con i paesi di origine non è sempre facile da ottenere, soprattutto quando si tratta di paesi che non collaborano pienamente con le autorità italiane; poi, perché la mancanza di documenti validi o l’impossibilità di identificare correttamente i migranti sono ostacoli significativi che rallentano il processo di rimpatrio.
Inoltre, la situazione giuridica complessa in cui si trovano alcuni migranti, come quelli provenienti da paesi in guerra o da contesti di forte instabilità, complica ulteriormente il rimpatrio
La protezione internazionale e il diritto di asilo sono diritti riconosciuti dalla legge internazionale, e da ciò sorge la necessità di distinguere tra chi ha realmente diritto a protezione e chi, invece, entra illegalmente nel paese senza un motivo valido.
Odiernamente, rimpatriare gli stranieri irregolari deve essere, giocoforza, parte di una politica migratoria globale che affronti il fenomeno in modo integrato e in un contesto di politica estera che metta al centro la collaborazione internazionale per affrontare le cause profonde della migrazione, come la povertà, la guerra e la violazione dei diritti umani nei paesi di origine
In un panorama siffatto e in continua evoluzione, la cooperazione con l’Unione Europea appare essere fondamentale per rendere il sistema di rimpatri più efficace, attraverso una gestione condivisa delle frontiere esterne, l’adozione di politiche comuni sull’immigrazione e il rafforzamento delle agenzie europee preposte al controllo delle frontiere.
Tuttavia, non può esserci solidarietà europea senza rispetto delle leggi e dei confini degli Stati membri, considerato che la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori è un principio fondamentale, anche alla luce delle sfide globali legate ai fenomeni migratori
Ancora, riguardo alla questione di integrare i migranti regolari che arrivano in Italia, non si può fare finta di non capire che l’integrazione debba essere legata al rispetto delle leggi e alla conformità con i valori fondamentali della società italiana.
Motivo per il quale, le politiche di integrazione devono privilegiare l’inserimento di chi ha i requisiti per vivere e lavorare in Italia in modo legale e prevedere strumenti giuridici atti ad impedire che la società italiana venga sopraffatta da flussi incontrollati di migranti che non sono in grado di integrarsi, o non vogliono integrarsi, pienamente nel tessuto sociale ed economico del paese.
E il rimpatrio, in questo senso, è uno strumento di prevenzione di situazioni di esclusione sociale, nonché di conflitto culturale, che possono sorgere quando i migranti non hanno la possibilità, o la volontà, di integrarsi in modo adeguato
Ebbene, alla luce di quanto sin qui detto, non si può negare che rispettare la legge, garantire la sicurezza e promuovere l’integrazione siano i pilastri su cui si deve fondare la visione delle politiche sull’immigrazione in Italia e in Europa, sostenendo il rimpatrio come uno degli strumenti imprescindibili per raggiungere questi obiettivi.
A meno che non si voglia ancora aspettare di vedere, prima di convincersi, quali saranno gli inevitabili risultati delle politiche tese a favorire un’immigrazione incontrollata… qualora non bastassero gli accadimenti cui, quasi quotidianamente ormai, siamo costretti ad essere attoniti spettatori!
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