RISULTATI ABRUZZO

RISULTATI ABRUZZO

Il vento non è cambiato: dopo la repentina libecciata Sarda che ha mandato sugli scogli di una rotta sbagliata il candidato sbagliato di centrodestra, è tornato a spirare lo zefiro d’Abruzzo che ha confermato il Presidente di centrodestro uscente Marsilio, per i prossimi 5 anni.

Il gap fra i due schieramenti rimane di 8 punti circa, il “Campo largo” che qui era larghissimo e comprendeva chiunque, anche i passanti purché contro il centrodestra, non ha cambiato le carte in tavola. 

In Sardegna la differenza formale era meno di 1,600 voti, ma c’era la variabile del candidato Soru, di sinistra: la sinistra sarda ha vinto bene, in Abruzzo il Campo larghissimo ha perso male

Il centrodestra vince quando decide di non farsi del male e trova conferma l’importanza del fattore umano: la caratura, l’empatia, il carisma del candidato ha grande rilievo nelle elezioni fino al livello regionale. I programmi e le ideologie contano di più nelle elezioni politiche ed europee. 

Questa banale constatazione ha avuto poco spazio nel centrodestra, in Sardegna come nei Comuni capoluoghi (tutti persi)

Sia a destra che a sinistra vincono soprattutto i candidati “civici”. La classe dirigente dei partiti ha una credibilità evidentemente scarsa. Perfino la sinistra che ha amministrato bene in molti Comuni, contrariamente ai disastri combinati al governo, é costretta a pescare nel civismo se vuole competere. 

L’argomento non è banale, se a governare, indipendentemente dal colore politico, ci vanno quelli che nella vita civile non hanno combinato niente e trovano rifugio nella politica, che cosa ci dobbiamo aspettare se non le topiche e le ca..te giornaliere dei Di Maio, dei Toninelli, dei Bonafede, delle Azzolina, delle Lezzi e dell’ineffabile Giuseppi Conte?

Senza fare l’elenco degli omologhi leghisti e poi di sinistra che hanno contribuito alle ca..te giornaliere del governo giallo verde e poi giallo rosso di cui paghiamo tuttora il conto.  

Come sono andati i singoli partiti in Abbruzzo? presto detto:

F.d.I. passa dal 6,5% del 2019 al 24% odierno (più gran parte del 6% ottenuto dalla lista Marsilio Presidente), F.I. passa dal 9 al 13,5, la Lega frana dal 24.5 al 6.5, come il M5S che a sua volta frana dal 19.7 al 7. Più difficile definire il risultato del PD: formalmente passa da 11.1 a 20,3 (raddoppia), però nel 2019 oltre il 9% era stato ottenuto da varie liste di sinistra oggi convergenti nel partitone.  Comunque il risultato del PD è convincente e positivo.

Dunque nei due schieramenti c’è chi si rallegra e chi si dispera: Giorgia Meloni e i suoi fratelli si rallegrano (primo partito), Taiani anche (non solo tiene ma aumenta), si disperano Salvini e i suoi famigli: la caduta di questo partito sembra irreversibile.

Apre scenari controversi al suo interno e debolezze di schieramento nella coalizione, senza contare il problema del suo collocamento nel prossimo Parlamento europeo.

Catafratta e sovra rappresentata in Parlamento, è punita ad ogni nuova tornata elettorale: è quasi certo che i magri risultati delle europee solleveranno un vespaio soprattutto a Nord

La signorina Schlein ne esce meglio del prevedibile e per ora resta in groppa a un cavallo roano (biancastro/rossiccio) comunque difficilmente vincente e pieno di contraddizioni interne pronte a scoppiare appena i miliardari che lo sostengono intravedono un altro garante.

Più tranquillo pare Conte, all’interno re incontrastato in terra caecorum; all’esterno conta sul bacino elettorale del Sud che finora gli conserva fedeltà: è l’unico che continua a promettergli panem et circenses. 

I “cespugli”: Verdi e sinistra inchiodati allo zoccolo duro del 3 / 4 %, Calenda e Renzi, condannati dalla loro autoreferenzialità a non contare, i radicali mal guidati e compromessi a sinistra che non rappresentano più la nobiltà panelliana . 

Prossimo capitolo le elezioni in Basilicata. Dramma finale le europee di giugno. 

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