Rocco Commisso, quando nel 2019 prese in mano la Fiorentina si presentò come il presidente del «fast, fast, fast».
«Dopo 15 mesi ho scoperto che nel calcio a volte è meglio andare “slow, slow”».
Chi va piano va sano e va lontano?
«Dico che nel calcio serve tempo per arrivare a raggiungere risultati».
Magari non tutti i tifosi sono d’accordo su questa teoria.
«Tutti no, la maggior parte sì».
Che cosa manca alla sua Fiorentina per essere al livello delle prime?
«I ricavi».
In che senso?
«L’Inter negli ultimi 20 minuti ha mandato in campo cinque giocatori che messi insieme hanno quasi 25 milioni di ingaggi annui. Netti. Più di quello che costa tutta la squadra della Fiorentina».
Questione di soldi, quindi.
«Abbiamo commissionato alla Deloitte uno studio sull’impatto economico di un nuovo stadio a Firenze. Alla voce “ricavi” l’Inter è seconda con 376 milioni di euro, la Fiorentina nona con 94. E di quei 94 milioni, 25 arrivano dalla sponsorizzazione di mediacom, che è la mia azienda. In pratica, senza sponsor, ricaviamo 69 milioni di euro. Difficile competere con le grandi».
E come può fare la Fiorentina ad aumentare i ricavi?
«Ovviamente con un nuovo stadio».
Ecco, parliamone del nuovo stadio: diciamo che non ha usato grandi giri di parole quando ha dichiarato «voglio distruggere il Franchi».
«Magari non è la parola giusta ma il concetto è quello».
Qual è la parola giusta?
«Non parlo benissimo l’italiano, ma quando ho detto distruggere è stato interpretato come se volessi distruggere la storia. Io parlavo di un edificio».
Quelli che si oppongono dicono che lo stadio ha un valore storico.
«Wembley è stato distrutto, lo Yankee Stadium è stato distrutto. E ora sono ancora lì, più belli di prima. Però se distruggere è un termine troppo forte, allora potrei usare demolire. Anzi, meglio: rifare. Ecco, rifarò il Franchi».
Andrà davvero così?
«Se devo essere sincero non lo so. Al momento esistono tre possibilità: il 33 per cento di rifare il Franchi a Campo di Marte, il 33 per cento di costruire un nuovo stadio a Campi Bisenzio. E il 33 che non si faccia nulla».
Da che cosa dipendono queste percentuali?
«Dalla possibilità o meno che io possa controllare il risultato. Se qualcuno vuole spendere soldi per fare un nuovo stadio, faccia pure, a me va bene, poi decido se giocarci o no. Ma se devo spendere io, allora voglio avere il controllo su tutto».
Richiesta complicata, in Italia…
«Io sono abituato così, vengo dall’America».
Si sente più italiano o più americano?
«Mettiamola così: in America mi sento italiano, in Italia mi sento americano».
Che investimento sarebbe, in termini economici, la costruzione di un nuovo stadio?
«In totale, stadio compreso, il mio sarebbe un investimento da 550 milioni di euro. E vuol sapere una cosa?».
Prego?
«Per trovare qualcuno che abbia fatto a Firenze investimenti del genere bisogna tornare ai tempi dei Medici».
Dovremo chiamarla Rocco il Magnifico?
«Non scherziamo. Però voglio lasciare qualcosa di bello alla città».
Le Belle Arti si oppongono.
«E io dico: ma secondo voi io voglio realizzare qualcosa di brutto? Io, la mia famiglia, vogliamo lasciare un bel ricordo. Le persone che vedranno lo stadio dovranno dire: quello l’ha fatto Rocco. E di sicuro non voglio lasciare qualcosa di brutto».
Intanto ha cominciato con il nuovo centro sportivo.
«Che mi costerà come un ministadio. Più della metà dello Juventus Stadium. E non ci farò business. Lo sa che la Fiorentina non ha mai avuto una sede di proprietà?».
Adesso rischia di avere in futuro un centro sportivo, uno stadio e una zona commerciale.
«Tutte strutture che resteranno alla città».
Perché è convinto che con un nuovo stadio la Fiorentina diventerà competitiva?
«Perché se un centro commerciale fuori Firenze riesce a fare 19 milioni di visitatori in un anno, lo stadio e le strutture della Fiorentina potranno farne almeno due. E i turisti spendono».
Lo vede come un affare?
«Non per me. Ma attenzione: io non sono venuto qui a fare i soldi, però non sono venuto nemmeno a buttarli».
E per quanto riguarda la squadra, quando potrà arrivare a livello delle grandi?
«Con pazienza e lavoro».
A Firenze i tifosi non hanno molta pazienza…
«Che cosa ha vinto negli ultimi tempi la Fiorentina? I Della Valle, per fare un esempio, hanno lasciato senza neppure un trofeo».
Vedono altri esempi e pensano che non sia così. L’Atalanta, per esempio.
«Percassi ha preso l’Atalanta in B, poi la squadra è rimasta per quattro anni nella parte destra della classifica. Solo quando è arrivato Gasperini è decollata. È servito tempo».
Per il teorizzatore del «fast, fast, fast» un bel cambio di mentalità.
«Servono tempo e soldi».
A proposito di soldi, per acquistare l’attaccante e il difensore che servono a Iachini dovrà sacrificare Chiesa?
«Non parlo di mercato».
Nel senso che la squadra è a posto o nel senso che aspetterà fino all’ultimo?
«Nel senso che non ne parlo».
Le piace la sua Fiorentina?
«È bellissima».
Roberto De Ponti per il Corriere della Sera
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