Russia: in 5 anni l’export agroalimentare italiano ha perso oltre un miliardo di euro a causa del blocco che ha colpito una importante lista di prodotti, tra cui frutta e verdura, formaggi, carne, salumi e pesce provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. É quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata dopo la decisione del Consiglio europeo di estendere di altri sei mesi le sanzioni economiche alla Russia per la guerra in Ucraina. Una decisione che porterà molto probabilmente al rinnovo dell’embargo deciso da Putin quasi 5 anni fa, con decreto n. 778 del 7 agosto 2014, più volte rinnovato.
“All’azzeramento della spedizione di questi prodotti agroalimentari in Russia ed alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni si sommano – sottolinea la Coldiretti – quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. Un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea. É importante che si riprenda la via del dialogo poiché ancora una volta il settore agroalimentare è stato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale.”.
Nei supermercati russi si possono ora trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, dalla mortadella Milano al parmesan, fino alla scamorza al mascarpone. A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata però solo l’industria russa, ma – riferisce la Coldiretti – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo tra cui la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile, che di conseguenza hanno aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin. “In Russia – precisa Coldiretti – è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta ‘Made in Bielorussia’, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o ‘Reggianito’ di origine brasiliana o argentina“.
“Il rischio – continua Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu, in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella maggior parte dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.“
Un blocco dunque dannoso per l’Italia anche se va segnalato che ne nel 2018 l’export agroalimentare italiano ha visto la crescita di alcuni comparti non colpiti come paste alimentari, pomodori pelati e polpe, tabacchi e olio, pur rimanendo nettamente inferiore ai livelli pre-embargo.