Spina dorsale di un paese che resta attaccato alle proprie tradizioni come la cozza allo scoglio, le Sagre in Italia non accennano a perdere di fascino, nè di fatturato. Passano gli anni ma i foglietti da compilare in coda alla cassa son sempre gli stessi. Si cambia ogni anno il modello del Galaxy ma alla Sagra si pretende la ricetta dell’anno scorso e di quello prima. Ed il dibattito, dall’ultima manovra economica passa allo spessore della sfoglia: è la provincia il ventre dei critici gastronomici, altro che Masterchef! Il tutto per la gioia delle ProLoco locali, che se fosse periodo di amministrative, vincerebbero a mani basse.
Ce n’è per tutti i gusti: da quelle estive dove la sfida corre sul filo della pastella da frittura a quelle invernali con castagne e vino novo attorno al foco. E al posto di tendoni e tovaglie di plastica fanno capolino taverne, castelli, chiostri, palazzi normalmente chiusi. Giostre, cavalieri, dame in costume e stendardi. Un modo per immergersi nel fascino di luoghi pregni di storia e per rivivere tradizioni che attraversano il tempo: il passato è l’ultima frontiera della Sagra 4.0.
Da più parti ci si è chiesto se (e quando) questo bailamme sarebbe finito: sotto i colpi delle arie di basilico aromatizzate? Dei filtri Instagram? Eppure le Sagre restano lì, più forti di prima, a mobilitare frazioni e attirare turisti. Un senso di comunità che si risveglia attorno al piatto o al prodotto tipico, un modo per sentirsi davvero italiani.
E poi c’è chi ha aguzzato l’ingegno ed ha strizzato gli annali della propria storia per mettere in scena raffinati capolavori. É il caso di Soriano nel Cimino: stretti vicoli da percorrere alla luce delle fiaccole, antichi palazzi, stendardi e le insegne delle taverne. Ogni tanto capita d’incappare in un alto prelato avvolto dalla sua porpora rossa o in una vecchia megera con la pezzola in testa; dalla cinta di un guardiacaccia spunta un fagiano dalle piume brillanti e una dama raffinata sorride dietro il velo di broccato.
La Sagra delle Castagne di Soriano nel Cimino: #nonchiamarlasolosagra
La Sagra delle Castagne di Soriano nel Cimino è una festa antica, che vanta natali che si perdono nella storia del luogo, come d’altronde molte altre in Italia: se ne ha traccia sin dalla fine del XV secolo. Ma non chiamatela “Sagra”, che di Sagra ha ben poco! Se pensavate di attendere un volontario a ritirare la comanda sotto a una tensostruttura allestita nel campo sportivo allora non è il posto che fa per voi. A Soriano è da un po’ che sono andati oltre: vi spiego come!
Dal primo al terzo weekend di Ottobre Soriano si trasforma: s’innalzano ponti levatoi, portoni, logge; vengono ricoperte le insegne dei negozi, costruite fontane e per le vie della cittadina compaiono gli stemmi delle nobili famiglie dell’epoca. Soriano viene divisa in 4 rioni che si contendono premi ed onori, confrontandosi nell’addobbo delle vie, nei costumi, nell’allestimento di rappresentazioni storiche capaci di emozionare la nutrita folla di spettatori e soprattutto nella sfida per la conquista del Palio, che la prima domenica di ottobre vede i cavalieri scendere in campo per cimentarsi nella Giostra degli Anelli e gli arcieri nella gara di Tiro con l’Arco. Grandioso il Corteo Storico che precede la sfida: più di 700 figuranti vestiti di costumi realizzati prendendo spunto da affreschi e stampe dell’epoca sfilano per le strade della città (www.sagradellecastagne.com). A margine giochi popolari, duelli, bandiere, falconeria, musici e le taverne dei 4 rioni che orchestrano menu a base di prodotti locali, sfornando la migliore cucina popolare di territorio.
L’appuntamento da non perdere: il Convivium Secretum
Ma tutto questo tripudio non bastava ai Sorianesi che, da gente particolarmente arguta, se ne sono inventata anche un’altra per offrire uno spaccato di storia ai visitatori. Si chiama Convivium Secretum ed è un viaggio storico-gastronomico attraverso epoche differenti che coinvolge i 4 rioni in uno spettacolo suggestivo ed in una combattutissima gara al dettaglio perfetto. Durante il Convivium ogni rione mette in scena la rappresentazione di un periodo storico attraversato dal borgo, allestisce meticolosamente le scenografie, prepara trama e costumi ed elabora un menu a tema basandosi su fonti documentali dell’epoca. E mentre i visitatori si lanciano in una passeggiata a tappe che li condurrà tra ambienti ricercati, luci soffuse, musiche, ricette e passatempi d’altre epoche, una attenta giuria di docenti, storici, esperti in alimentazione e scenografi analizzano, assaporano, s’immergono nel viaggio per decretare infine il rione vincitore per la maggior fedeltà al periodo rappresentato, nonchè per la più gustosa pietanza.
Accade così che si comincia il percorso e si scopre l’ostentazione gastronomica di un banchetto di nozze medioevale, il tempo serrato di cibo e preghiere di un convento agostiniano, le rare e preziose pietanze della ricca società quattrocentesca. S’assaporano gli ingredienti dello sfarzo e quelli della frugalità: la cacciagione, il lardo e i brodi per le cotture, lo strutto per friggere, gli esotici datteri e le mandorle col loro latte e poi ancora le rare e pregiate spezie: cannella, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero e cardamomo, le erbe degli orti conventuali, i formaggi freschi della tradizione più antica del Centro Italia ed i petali di fiori delle campagne e dei giardini: calendule, rose, tarassaco, lavanda. Infine i vini: aromatici, dolci e liquorosi per le tavole dei signori e gli ospiti più illustri, acquati ed in odore di acetificazione per le osterie in cui sostano i pellegrini, robusti ma santificanti per gli zelanti monaci. Ogni anno il popolo delle contrade Papacqua, Rocca, San Giorgio e Trinità manda in scena uno spettacolo singolare, una gara combattuta in punta di forchetta, anzi…di “forzina“, tra coppieri e trincianti, sguatteri e scalchi, ospiti e protagonisti. Tutti convitati al gran banchetto della storia, di cui la parte mangereccia ci racconta forse il più.
E per chi non riuscisse a partecipare al Convivium ci sono sempre le taverne coi loro menù
La contrada Rocca propone un menu in cui spiccano minestra di ceci e castagne, spezzatino di manzo con castagne, rotolo con marmellata di castagne e le più goderecce trofie alla gricia e polenta al ragù di cinghiale con ricotta salata. Polenta e salsiccia, servita rigorosamente sul tagliere di legno, spezzatino di cinghiale e gnocchi co i’fferro per la contrada San Giorgio, immersa nel verde brillante dei castagneti dei Monti Cimini. Per Papacqua invece pappardelle, lombrichelli, grigliata di maiale e spezzatino di cinghiale in salmì. Si conclude con la contrada Trinità: strozzapreti alla trinitina, zuppa della vecchietta, polenta e rotolo di castagne.
E alla fine – ma solo alla fine – che ne dite di un cartoccio di “vojole” – così si chiamano le castagne a Soriano -, cotte al fòco?
Sagra delle Castagne – Manifestazione Storico Rievocativa
Soriano nel Cimino (Viterbo)
Primo e secondo fine settimana di ottobre
Per informazioni e prenotazioni contattare l’Ente Sagra delle Castagne: info@sagradellecastagne.com | Presidente: Antonio Tempesta +39.366.28.99.392
Per il Convivio ogni anno i posti sono limitati e vige l’obbligo di prenotazione. Si consiglia di contattare l’Ente Sagra con almeno una settimana di anticipo.