“Questo danno mi permise di costruirmi la villa a Garmisch!” Così Richard Strauss avrebbe commentato un giudizio non proprio benevolo ma certo autorevole: il Kaiser Guglielmo II avrebbe infatti affermato a proposito di Salomè: “Mi dispiace che Strauss abbia composto questa Salome; mi è molto simpatico, ma con questa si farà un danno terribile “Del resto, il padre del compositore non era stato da meno, ascoltando alcuni passi al pianoforte :“Dio mio, che musica nervosa! È proprio come se tanti scarafaggi ti scorrazzassero nei pantaloni”.
Di commenti negativi la Salomè di Richard Strauss ne collezionò diversi. Persino Arrigo Boito scrisse: “Lo schiamazzo intitolato Salomè non è che un fracasso di casserole che dura cinquanta minuti”. Eppure fu quell’opera, rappresentata per la prima volta il 9 dicembre 1905 alla Semperoper di Dresda e accolta da un successo clamoroso, che garantì a Strauss fama e onori. Un successo non privo di opposizioni e contrasti, come ricorda lo stesso compositore: “A Dresda il successo fu quello che là tocca a tutte le prime. Ma dopo: all’Hotel Bellevue, gli aruspici scrollavano la testa profetando che l’opera sarebbe stata data forse in qualche grande teatro, ma sarebbe scomparsa presto. Tre settimane dopo era stata messa in programma da dieci teatri, mi pare, e a Breslavia, con un’orchestra di settanta elementi, ebbe un successo sensazionale. Poi la stampa cominciò a sfornare un mucchio di sciocchezze; cominciarono le opposizioni del clero – all’Opera di Vienna la prima rappresentazione si ebbe solo nell’ottobre 1918, dopo uno scabroso scambio di lettere con l’arcivescovo Piffl – e quelle dei puritani a New York dove, dopo la prima, l’opera dovette venir tolta dal cartellone per l’intervento di un certo signor Morgan. L’Imperatore della Germania permise la rappresentazione soltanto quando Sua Eccellenza Hülsen ebbe la trovata di alludere, alla fine, all’arrivo dei Re Magi, con la comparsa della stella del mattino.” [1]
Al capolavoro del musicista bavarese tocca l’onore di inaugurare l’87ª edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino: domenica 13 aprile 2025 alle ore 18, nella Sala Grande del Teatro la prima rappresentazione, repliche il 16 e il 23 aprile alle ore 20 e il 27 aprile alle ore 15:30.
Sul podio, alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, il maestro Alexander Soddy, al suo debutto in Teatro. La regia dello spettacolo è firmata da Emma Dante, anche lei al suo debutto al Maggio. Un altro debutto fiorentino è segnato dal soprano Lidia Fridman subentrata nella compagnia di canto al posto della già annunciata Allison Oakes che per una indisposizione è stata costretta a lasciare la produzione. Il cast vocale schiera le voci di Nikolai Schukoff che veste i panni di Herodes; di Anna Maria Chiuri che è Herodias e di Brian Mulligan che interpreta Jochanaan. Eric Fennell è Narraboth; Marvic Monreal è Ein Page der Herodias; i Cinque ebrei sono Arnold Bezuyen, Mathias Frey, Patrick Vogel, Martin Piskorski e Karl Huml. Interpretano i Due nazareni William Hernandez e Yaozhou Hou (quest’ultimo veste inoltre i panni di Uno schiavo); Frederic Jost e ancora Karl Huml sono Due soldati mentre Davide Sodini chiude il cast lirico vestendo i panni di Un uomo della Cappadocia.
Nel corso delle stagioni del Maggio l’opera di Strauss è andata in scena per un totale di sei volte a partire dalla prima rappresentazione fiorentina avvenuta nel 1948 nella versione italiana. La seconda occasione data il 1964 a La Pergola, per la terza volta la cronologia fissa lo storico al 1977 con la direzione di Zubin Mehta; la quarta occasione è del 1991 eseguita in forma di concerto, la quinta volta Salome va in scena nel 1994 con Mehta sul podio e la regia di Luc Bondy, e l’ultima occasione prima di questa inaugurazione è del 2010 con la direzione di Paolo Carignani e la regia di Robert Carsen.
Il maestro Soddy, protagonista sul podio del nuovo allestimento, ha commentato: “È il mio debutto qui a Firenze e poterlo fare dirigendo un’opera che sento particolarmente vicina a me rende tutto questo ancora più speciale: ci sono legato infatti da quasi vent’anni, cominciando a interpretarla come pianista accompagnatore all’inizio della mia carriera. L’ho successivamente diretta moltissime volte; è davvero una composizione a cui sono molto legato e con cui, inoltre, ho debuttato al Covent Garden. Conosco le sfide che essa contiene e dico sfide perché è uno dei primi lavori di Strauss, il quale scrive in un modo davvero impegnativo. Compone in modo giovanile, eccitato da tutte le opportunità che ha. Questo ovviamente può essere rischioso perché ci sono i cantanti in scena che devono riuscire a sovrastare il suono di un’orchestra enorme. Un’altra sfida presente in quest’opera è relativa al fatto che, in qualità di direttore, debbo al contempo essere musicalmente flessibile, passionale e possente ma al contempo capace di mantenere un insieme orchestrale il più possibile compatto e leggero per fare in modo che i cantanti possano sovrastarlo: il mio obiettivo in parte è anche quello di domare la bestia, ossia quest’enorme ensemble prevista dal lavoro di Strauss. Il cast è favoloso, l’intesa con Lidia Fridman è stata immediata, con una grande esperienza e conoscenza di questo tipo di musica; e in più, come detto, ho la grande opportunità di lavorare con quest’Orchestra: non suonano questo genere di musica molto spesso ma hanno una conoscenza del suono straordinaria, l’ho sentito immediatamente e questo è realmente stimolante. Posso percepire il lavoro svolto negli anni insieme a Zubin Mehta e quanto egli è riuscito a trasmettere, dalla forza del suono alla disciplina. Sono entusiasta di accompagnarli in questo percorso e poterlo fare con un’opera che non viene eseguita molto spesso”.
La regista Emma Dante parla dei tratti “onirici” della sua lettura: “Quando sono arrivata al Maggio mi è quasi sembrato di metter piede sopra una vera e propria ‘nave spaziale’ e già questo è stato molto significativo, sia nel lavoro svolto con gli artisti sia per lo spettacolo visivo che è nato in queste settimane. Salome è senz’altro un’opera particolare, con tratti e aspetti che quasi potremmo definire “assurdi”, un’opera complessa che io ho interpretato come l’attraversamento di un vero e proprio incubo: è come se tutti, nel breve tempo della durata dell’opera, entrassimo nella testa e nella visione del profeta Jochanaan e di Salome stessa. L’idea portante di questa produzione è dunque il viaggio attraverso il sogno e l’incubo dentro la mente di quest’uomo, Jochanaan appunto. La musica stessa è altrettanto particolare, oltre che splendida, e sembra anch’essa scritta per portare il pubblico in un’altra dimensione, una dimensione dove si riescono a delineare i caratteri sentimentali ma al contempo crudeli di questo capolavoro straussiano”.
Tra il 1886 e il 1903 Strauss aveva lavorato al ciclo dei suoi nove poemi sinfonici, costruiti nel segno di Schopenhauer, Wagner, Nietzsche, portando al culmine le capacità espressive della musica di evocare immagini, personaggi, sensazioni attraverso un vero e proprio “programma”.
Perciò, concluso il ciclo dei poemi sinfonici, il compositore si svolse al teatro per qualcosa di totalmente nuovo. Se Salomè è la sua terza opera lirica, è però la prima a segnare una forte innovazione nel teatro musicale tedesco: La fonte letteraria era l’omonimo dramma Salomè di Oscar Wilde, che il compositore scelse di mettere in musica nella traduzione tedesca di Hedwig Bachmann. La vicenda si svolge alla corte di re Erode in Tiberiade dove è tenuto prigioniero in una cisterna Giovanni Battista (Jochanaan). La voce del profeta attrae Salome, la bella figliastra del re desiderata da molti a corte, in primis dal patrigno, che nutre per lei una passione morbosa. La principessa, sentendosi irrimediabilmente attratta da Jochanaan, tenta invano di sedurlo e dopo l’ennesimo rifiuto decide di chiederne la testa in pegno a Erode, che accetta solo dopo l’esibizione di Salome in una sensualissima danza dei sette veli. Il desiderio della fanciulla viene così esaudito ma l’orrore raggiunge il culmine nel momento in cui Salome in un impulso necrofilo bacia la bocca del profeta decapitato, gesto per il quale sarà giustiziata. Il dramma di Wilde aveva attratto Strauss non solo per l’audacia del tema trattato, ma soprattutto per la presenza di personaggi così tormentati e nevrotici che gli avrebbe consentito di realizzare una musica estrema, capace di seguire i violenti turbamenti della mente di Salome e i torbidi pensieri di Erode e dei suoi cortigiani.
Il disordine della psiche trova perfetto pendant in una partitura musicale dove la mastodontica orchestra è coinvolta in vortice tumultuoso di dissonanze e dove prevale una vocalità agitata, isterica e lontana da ogni slancio lirico. La parola si aggiunge come una sorta di elemento chiarificatore della componente musicale e drammatica, atta ad esprimere soprattutto le suggestioni profondamente decadenti del testo di Wilde e le sollecitazioni di una strumentazione formidabile.
La locandina:
SALOME
Musica di Richard Strauss
Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
—
Dramma musicale in un atto op. 54 su testo dell’omonimo poema di Oscar Wilde nella traduzione tedesca di Hedwig Lachmann
Traduzione italiana di Franco Serpa
Edizione: “Luck’s Music Library”, Madison Heights
In lingua originale, con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze
—
Maestro concertatore e direttore Alexander Soddy
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Luci Luigi Biondi
Coreografia Silvia Giuffrè
Assistente regista Federico Gagliardi
Assistente scenografo Roberto Tusa
Assistente costumista Chicca Ruocco
Assistente light designer Luigi Biondi
Assistente musicale Felix Hornbachner
—
Herodes Nikolai Schukoff
Herodias Anna Maria Chiuri
Salome Lidia Fridman
Jochanaan Brian Mulligan
Narraboth Eric Fennell
Ein Page der Herodias Marvic Monreal
[1] Fonte: https://www.flaminioonline.it/Guide/Strauss/Strauss-Salome.html