È stato completamente smantellato al Salone del Libro lo stand di Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound al centro delle polemiche, esclusa dalla kermesse.
“Le mie dichiarazioni sono state usate come scusa, sono stato denunciato per un reato di opinione. Sono disponibile a chiarire la mia posizione con la Procura, ma ritengo che la pietra dello scandalo sia il libro ‘Io Matteo Salvini’. E’ un attacco al ministro dell’Interno, che comunque non voglio tirare per il bavero”, commenta Francesco Polacchi, editore di Altaforte. “Una revoca inaccettabile – aggiunge – andremo per via legali”.
“Siamo nel 2019 alla censura dei libri in base alle idee, al rogo dei libri che non ha mai portato fortuna in passato”. Così Matteo Salvini durante un comizio a Pesaro, in cui ha criticato “la minoranza di sinistra che si arroga il diritto di decidere chi può fare musica, chi può fare teatro, chi può pubblicare libri. Alle idee si risponde con altre idee, non con la censura. Alla faccia dei compagni e dei democratici, che decidono chi può andare al Salone del Libro e chi non ha diritto ad andarci”.
“Sarò al Salone del Libro di Torino per ribadire che la logica di Altaforte non si piega al pensiero unico”, aveva annunciato su Facebook Polacchi. “Se avete a cuore la libertà d’espressione – ha scritto – vi aspetto. I libri non devono conoscere censura“.
Una “scelta di campo”: Città di Torino e Regione Piemonte definiscono così la decisione di tenere fuori Altaforte dal Solone del Libro per “tutelare la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento della manifestazione”.
Ci sarà anche Halina Birenbaum, 90 anni, sopravvissuta ad Auschwitz. E’ stata proprio la poetessa polacca, 90 anni, oggi residente in Israele, a spingere le istituzioni all’esclusione. “Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio – spiega il governatore Chiamparino – per trovare una mediazione, ma non è stato possibile, e io aggiungo comprensibilmente, per cui abbiamo preso l’unica decisione in linea con la tradizione e i valori di Torino e del Piemonte”.
Quindi la tradizione del Piemonte quale sarebbe? Quella di censurare i libri? Consiglio ai lettori di andare sul sito dell’editore Altaforte e di dare un’occhiata al catalogo, non mi risultano presenti testi negazionisti né apologetici del fascismo né, tantomeno, neonazisti.
La signora Birenbaum, che, ricordiamolo, vive in un paese reo del genocidio palestinese, poteva tollerare la presenza di una piccola casa editrice che pubblica libri “normali”, seppur a lei non graditi.
Perché qui gli unici discriminati mi sembrano quelli di Altaforte, comunque si voglia girare la frittata.