Tutte le volte che Di Maio fa un’esternazione mi sento vacillare. Forse solo Toninelli riusciva a sparare cavolate più grosse del suo capo, poi lo hanno giustamente zittito. In tutto il globo solo lo zio Joe Biden riesce ad essere più pittoresco, quasi cabarettista, del buon Giggetto.
L’ultima, strepitosa, è di ieri. Quando sul suo profilo twitter appare: “Se la Russia attaccherà l’Italia sarò in prima linea come l’amico ucraino Zelensky #vinceremo”.
Tralasciando il totale inutilizzo della punteggiatura, evitando di andare a spulciare la consecutio temporum (Di Maio ci ha abituati a molto peggio), mi piace molto l’hastag (il cancelletto): VINCEREMO.
La deriva è molto nostalgica, quasi ventennale. Insomma, roba del Duce, caro Giggetto. Oggi mi aspetto anche un: “Combattenti di terra, di mare, dell’aria! Vincere! E vinceremo.” Un grande Luigi in camicia nera. Quanta poca cultura storica attanaglia la nostra classe politica.
Poi me lo vedo proprio, il buon Di Maio, col suo abito buono di alta sartoria napoletana e la camicia (nera, oramai) ben inamidata a scavare trincee. Elmetto in testa, bombe a mano e carezze col pugnal.
Ma fammi il piacere Di Maio. L’unica cosa che esplode, tu l’hai presa in mano a capodanno. E ti sei pure bruciato la manina di manicure. E ci vuoi fare credere che andrai in prima linea? Guarda, è meglio se resti a casa, che rischi di farti male. Oppure sa già che l’attacco all’Italia è impossibile.
Io, se fossi Zelensky, dopo una dichiarazione così forte da parte del Ministro degli Esteri italiano, mi arrenderei immediatamente. Dopo aver fatto riti propiziatori e scaramantici e gesti apotropaici.
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