Greta e i gretini. Ma credete davvero che una ragazzina paffuta di sedici anni abbia mosso il mondo, l’Onu, i governi, i media in questa “storica” giornata di mobilitazione planetaria per salvare la Terra? Ci voleva lei, coi suoi cartelli e slogan, per scoprire quelle emergenze planetarie? Dai su, non ci vuole molto per capire il marketing politico-mediatico che si è mosso usando l’icona minorenne di Greta, trasformandola in una specie di Bernadette della religione ecologista, con relativo pellegrinaggio alla Lourdes miracolosa di piazza, e il racconto, lo storytelling, ad usum gretini. Il mondo salvato dai ragazzini era un testo poetico di Elsa Morante, uscito – guarda caso – nel ’68; è il titolo più adatto per la manifestazione planetaria che si è svolta ieri in migliaia di piazze di tutto il mondo, da Oriente a Occidente, dal nord Europa al sud Africa.
Una sinistra spompata e smarrita, che non sa più che pesci pigliare, si è tuffata a pesce sul fenomeno Greta e i suoi milioni di sodali, cercando di trarre un populismo buono e giovanile in un rigurgito miracoloso di sessantotto e di appropriarsene. Se leggete i giornali di sinistra, non solo italiani, coi loro titoloni entusiastici, le paginate euforiche, è stata una flebo di vitalità in un corpo smorto, un soccorso da respirazione bocca a bocca. Perché permette di cavalcare un tema santo e corretto, che permette ancora di spartire il mondo in buoni e cattivi, che poi sarebbero tutti i governi in carica che oggi guarda caso non sono di sinistra, né qui né altrove; un modo per attaccare l’America trumpista e paraggi.
Mi è capitato ieri mattina di passare a mezzogiorno per Piazza Venezia (non andavo dal Duce, vi assicuro) e mi sono trovato nel sole trionfale di Roma, nel pieno di queste fiumane di ragazzi che sembravano felici di essere al mondo, lì, proprio lì, felici di aver “giobbato” la scuola, e di essere in tanti, a far la storia e anche un po’ di goliardia, un po’ di politica e di socialità dal vero, finalmente, e non tramite social e smartphone. Li ho invidiati, lo confesso, era bello sentirsi ragazzi in quell’atmosfera di luce.
Oltre il piacere di trovarsi, riconosco che il tema agitato è verace: avere a cuore le sorti del pianeta, mobilitarsi per salvarlo, o perlomeno suscitare attenzione sui temi sensibili, è cosa davvero buona e giusta. Anzi, aggiungo, che la salvaguardia dell’ambiente, l’amore per la natura, la denuncia del degrado ecologico, non dovrebbero essere lasciati ai verdi e tantomeno agli speculatori politici, reduci dai fallimenti del progressismo. Anzi, mi spingo oltre: chi si definisce conservatore, chi ama e difende la terra dei padri, dovrebbe sentirsi particolarmente sensibile al tema di salvare il pianeta, conservare la natura e criticare lo sviluppo illimitato, la crescita abnorme dell’inquinamento. Quindi sacrosanta la battaglia contro la morte della terra, e decisamente positivo che i ragazzi si mobilitino per questi temi anziché per altri, o peggio per nulla, se non i propri appetiti.
Vorrei solo che gli slogan principali di questa mobilitazione non fossero limitati all’orizzonte ambientalista. Salvare la terra è un nobilissimo proposito, anche se suona velleitario declamarlo nelle piazze, o pretendere di farlo con una mattinata da passeggio in corteo. Ma si può davvero pensare che il pericolo per l’umanità siano la plastica, l’aumento della temperatura o i gas di scarico, e poi basta? Non pensate che altre tragedie planetarie si abbattano nel mondo, come lo sradicamento dei popoli, l’inebetimento dei giovani tramite i media, la diffusione della droga e dell’alcol, il collasso delle femiaglie, degli stati e la decadenza delle società? Non pensate che il tema di salvare la terra debba inserirsi all’interno del più grande proposito di salvare l’uomo e l’umanità che è in lui?
Così rivendicare il diritto al futuro, sacrosanta istanza, ha valore e coerenza se non si limita a salvare il futuro delle piante e delle piste ciclabili. Stiamo perdendo il futuro in ogni senso e direzione, non solo a livello d’ambiente: perdiamo il futuro perché noi italiani ed europei non facciamo più figli. Rischiamo di estinguerci per questo, prima che per le emissioni di anidride carbonica. Perdiamo il futuro perché abbiamo spezzato i ponti tra le generazioni, non facciamo più lunghi progetti, non abbiamo più un’idea del futuro e un orizzonte di aspettative, stiamo perdendo le identità. Avere una visione del mondo vuol dire non preoccuparsi solo di salvare l’aria, l’acqua e la terra, ma anche quegli altri elementi che sono importanti come l’aria, l’acqua e la terra, ossia le nostre radici, le nostre tradizioni, la nostra civiltà.
E poi, quando chiediamo di salvare la natura, cerchiamo di capirci: ritenete raccapricciante una carota ogm, geneticamente modificata, ma ritenete sacrosanto il diritto all’umanità ogm, geneticamente modificata e transgenica. Non è una contraddizione, difendere la natura relativamente agli ortaggi e stravolgere la natura relativamente agli umani? Pensate che sia fruttuoso e coerente auspicare fecondazioni artificiali per gli umani ma denunciare sdegnati le sofisticazioni alimentari di carni, frutta e verdura?
Salvare la natura, la terra, il futuro è un progetto più grande che comprende anche l’uomo, la sua natura e la sua cultura, il suo corpo, la sua mente. Ci pensate ragazzi? Ripetete spiritosamente “non rompeteci i polmoni” ma all’inquinamento mentale e ideologico, all’espianto degli organi vitali, mentali e spirituali dell’umanità ci pensate alle volte? Aprite gli occhi e le menti, ci sono più cose in cielo e in terra, e nella vostra anima, che non riguardano solo la salute del pianeta.
MV, La Verità 16 marzo 2019