Sicuramente la vittoria dell’islamismo integralista sugli afghani ha colpito il prestigio dell’Occidente.
Ora il riscatto passa dalla capacità che avremo di reagire. Prima di tutto capire come gestire i rapporti con i nuovi padroni dell’Afghanistan. Non siamo riusciti a risolvere militarmente la questione. Quindi appare palese che nessuno pensa ad un nuovo intervento per rovesciare il governo talebano.
I governanti occidentali, a cominciare proprio da Joe Biden, non prendono neanche in considerazione questa opzione. E sinceramente visti gli errori negli ultimi vent’anni, non conviene ripetere il fiasco completo.
Foraggiare una resistenza afgana? Quale? La resistenza afghana è qualcosa forse di puramente intellettuale.
In vent’anni è stato addestrato, finanziato ed armato un esercito regolare. Che si è sfasciato al primo urto senza neanche cercare una difesa almeno della capitale.
I talebani hanno preso Kabul praticamente senza il bisogno di sparare un colpo. I militari afghani non hanno perso la guerra; se la sono tranquillamente squagliata senza neppure provare combattere.
Ritirare gli ambasciatori, disconoscere l’esistenza dello stato afgano a guida di questi integralisti?
Quindi spingeremmo la nuova entità statale ad allinearsi apertamente con quelli che inquilino della Casa Bianca ha definito concorrenti strategici: Russia e Cina.
Allora almeno si deve imporre il rispetto dei diritti fondamentali della persona, tutelare quel poco che hanno ottenuto le donne, le minoranze religiose.
Fanno finta di essere moderati
Oggi i talebani recitano la parte dei moderati. Perché evidentemente temono una reazione occidentale, non perché lo siano davvero. Ovviamente nessuno si fida della parola di talebani. Infatti non bisogna fidarsi loro, dobbiamo marcare stretto ed imporre loro di rispettare quanto affermano.
L’occidente deve avere forza, perché è l’unica cosa che capiscono e l’unica garanzia di rispetto per i diritti umani.
Non è certo con discorsi astrusi dei figli dei fiori che i talebani si convinceranno a limitarsi. Il mondo libero deve difendere i valori della democrazia liberale. Gli occidentali debbono far capire che nessuno può umiliarlo impunemente.
È poi sicuramente necessario garantire la sicurezza di chi ha creduto nelle nostre garanzie ed ha collaborato garantendo corridoi umanitari in special modo a donne e bambini. È però chiaro che l’Europa stavolta deve fare la sua parte, non imponendo all’Italia un’impossibile ed insostenibile solidarietà per un paese in grave difficoltà come il nostro.
Il modello Siria non regge
Non si può pontificare sul modello di accoglienza che in quel caso utilizzò Angela Merkel, la quale accolse ingegneri, medici, tecnici facilmente integrabili nel tessuto sociale e lasciò i casi più complessi agli altri.
Non possiamo pensare che se i paesi occidentali rinunciano a difendere i diritti umani, la soluzione sia dare un visto a chiunque vuole venire nei nostri paesi. Perché sarebbe praticamente irrealizzabile.
Dobbiamo prima di tutto difendere le nostre scelte e imporre il rispetto a quei paesi.
Oggi vediamo un periodo di sbarchi incontrollati. Come possiamo essere credibili nella gestione di un’emergenza, se non siamo in grado di gestire l’ordinario? Come possiamo integrare se non sappiamo contenere, distribuire, organizzare?
Il controllo dei nostri confini è una questione di credibilità oltre che di sicurezza. Anche perché la vittoria dei talebani è emblematica del fatto che abbiano molto largo consenso tra popolazione.
Bisogna vigilare attentamente ogni ingresso perché tra i rifugiati potrebbero infiltrarsi cellule terroristiche che non dobbiamo far entrare in Occidente.
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