Saman: l’Islam non c’entra

La triste condizione femminile nella cultura musulmana, ed i silenzi complici dei radical chic

La parola d’ordine è: “l’Islam non c’entra” con il delitto di Saman.

Non c’entra perché troppo ingombrante per i cervelli limitati di chi difende sempre e comunque gli immigrati, anche di fronte all’evidenza.

E, sfuggendo la realtà, si rifugia piagnucolando nella sua dimensione parallela dove è sempre colpa dell’Occidente patriarcale, suprematista, razzista e fascista. Una realtà costruita a beneficio di chi in essa non vive.

Saman Abbas, la 18enne di origine pachistana uccisa – questo quanto emerge dalle indagini – e seppellita nei pressi di Novellara, nel Reggiano, dai suoi stessi familiari per non aver accettato un matrimonio combinato, è motivo di imbarazzo per la Sinistra.

Sinistra che tuona abitualmente contro gli uomini e difende i diritti delle donne, tranne che i colpevoli siano immigrati..allora diventa super garantista e giustificazionista. Anche un po’ maschilista.

Succede per i molteplici stupri che si verificano nelle nostre città, perpetrati dagli stranieri, che si giustificano dicendo che la vittima aveva le gambe scoperte.

E i soloni di sinistra tacciono, balbettando che in fondo quella violenza, se la sono cercata.

Così anche nel delitto della povera Saman.

l’Islam non c’entra

Ha iniziato Rolling Stone Italia, versione nostrana del celebre magazine Rock.

La parola d’ordine è sempre la stessa.

Colpa del patriarcato, non della religione musulmana.

Viene attaccata la strumentalizzazione che, a detta della testata, sarebbe in atto da parte della “destra“, rea di essersi appropriata dell’omicidio.

Quando è chiaro esattamente il contrario.

La strumentalizzazione è quella del silenzio assordante delle femministe.

La strumentalizzazione è dire che questo femminicidio non c’entra con l’Islam e la cultura profondamente patriarcale, stavolta sì, che è insita in esso.

Da che pulpito

Il parallelismo tra la vicenda di Saman e quella di Seid Visin, il giovane calciatore di origine eritrea morto suicida, viene da sé.

Tutta la componente radical chic e savianesca ha urlato al razzismo nella storia tragica del povero ragazzo, strumentalizzando la lettera, scritta tre anni prima della scomparsa, in cui denunciava un clima di razzismo intollerabile.

Ci son voluti gli interventi dei genitori adottivi per ristabilire la realtà ed affermare che il razzismo non c’entra nulla con il suo gesto estremo.

La Fedeli rincara la dose

Ma la realtà non è oggetto di riflessione per i Dem, nostrani e di tutto il mondo.

Tant’è vero che Valeria Fedeli, capogruppo del Pd in commissione diritti umani al Senato, ha escluso la religione islamica quale movente del delitto di Saman.

E se lo dice lei, forte di approfonditi studi antropologici, possiamo essere tranquilli.

Saman, per i dati che abbiamo in mano, è vittima di un femminicidio, cioè di un assassinio determinato all’interno della famiglia“, ha dichiarato in un’intervista a 9Colonne.

Quindi non c’entra niente la religione, chi vive in Italia deve rispettare le leggi italiane e la costituzione italiana. Quindi lei è vittima dell’impedimento di parte della sua famiglia alla sua autonomia e alla sua libertà di vita e di scelta, che in Italia è sacra“.

Sul banco degli imputati, quindi, non c’è l’Islam, quando mai, ma la cultura patriarcale, insita nella società italiana, che si sa, è profondamente razzista.

La famiglia di Saman al suo paese era notoriamente matriarcale; purtroppo essere immigrata in una società retrograda come quella del nostro Paese l’ha rovinata. Il ragionamento della Fedeli è più o meno questo.

Se non fosse tragico sarebbe davvero da ridere.

La giovane è “vittima di una cultura patriarcale che considera la donna oggetto: prima della propria famiglia, poi venduta o pretesa di essere venduta per essere sposata ad altri quando lei non lo vuole, quindi si chiama femminicidio e noi dobbiamo contrastarlo” dice la senatrice ex ministro dell’Istruzione.

Dobbiamo educare, sin dai primi anni di vita e del percorso scolastico, alla conoscenza e al rispetto delle diversità, di origine, di etnia, di sesso, di condizioni sociali perché questo è l’elemento fondamentale per prevenire e rispettare le differenze“.

Colpa del razzismo quindi, guai a parlare di religione. Soprattutto musulmana.

Al contrario, prima si prenderà coscienza della pericolosità di questi aspetti retrogradi della cultura mediorientale, che si stanno espandendo sotto traccia nella nostra società, prima i dovuti anticorpi potranno contrastare le tragiche conseguenze.

Il silenzio complice produrrà solo vittime, nella larga schiera delle quali, Saman, non sarà né la prima né l’ultima.

 

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