Sardine addio – “Ci prendiamo una pausa di riflessione”. Così le sardine, pressoché scomparse dalle piazze dopo le elezioni regionali di febbraio e dagli strombazzamenti mediatici dall’inizio del lockdown, hanno annunciato su Facebook la fine del sogno della generazione Erasmus. Che fossero un fenomeno effimero era chiaro anche all’Eremita dei tarocchi, ma siamo sinceri: un fiorino su qualche altra comparsata dagli “amici” di Maria o dalle parti di Benetton l’avremmo investito. In fondo, agli assistenti civici ante litteram, bastava attendere la fine del coronavirus per rinsaldare i ranghi. E invece il forzato ritiro casalingo ha fatto naufragare i pesci ossei che non abboccano, eppur affondano. Han fatto tutto da sole le sardine, tra un litigio e un sospetto interno, perché nessuno ne ha disturbato il letargo.
Fine della sceneggiata per le Sardine
“Conscio che non piaccio a tutti, conscio che qualcuno preferisce farmi le scarpe e screditare alle spalle me e le persone che mi supportano – ha scritto il portavoce Mattia Santori – ma consapevole che purtroppo, per quanto abbia provato per mesi a cercare di mediare tra le idee di tutti, non riesco a distaccarmi dall’idea precisa che ho sempre avuto delle sardine. So di essere in minoranza. So che molti di voi non si sentono a proprio agio nella dimensione puramente etica e culturale della politica”. Un lungo sfogo strappalacrime per ammettere le insanabili fratture interne e per annunciare non proprio lo scioglimento, ma una sorta di ibernazione. Le sardine si mettono in stand-by ma giovedì alle 19 presenteranno un manifesto valoriale. Nuntio vobis gaudium magnum.
“Il manifesto valoriale è pronto. Ma abbiamo capito – scrive un affranto Santori – che un manifesto politico oggi porterebbe a nuovi litigi, a tante incomprensioni e una marea di chiacchiere sterili. Stessa cosa per la struttura. È necessario organizzarci, ma la struttura a cui abbiamo lavorato è oggettivamente precoce per un gruppo di persone che manco si fidano tra loro, né si conoscono. In tutto questo è quasi giugno, veniamo da tre mesi di schermi, video call, lettere e bozze di manifesti“.
Un duro lavoro virtuale, ma qualcuno doveva pur farlo. Per arrivare alla conclusione che il compitino da chierichetti dei governanti è stata svolto, adesso non resta che piangersi addosso. Eppure ogni sceneggiata nasconde sempre un drappello di seguaci pronti a tifare per un’altra puntata farsesca. Senza fretta, intanto il movimento per caso opta per la svolta adolescenziale: la pausa di riflessione.
Eugenio Palazzini per www.ilprimatonazionale.it
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