Siamo a Sassari, e siamo alla follia. No, siamo ben oltre. Alessia Nappi, 25 anni, e suo marito Enzo vengono respinti al Pronto Soccorso, Alessia è incinta, si sente male, molto male. Non ha lo stramaledetto tampone Alessia, non ha il Green Pass, non è degna di vivere. E con lei il suo bambino. LA coppia torna a casa, la futura mamma ha un’emorragia, perde il bimbo. Nemmeno lui era degno di vivere. Lebenunwert, dicevano i nazionalsocialisti: “Una vita che non vale la pena vivere”. Oggi lo decide il Green Pass se una vita può essere vissuta, o se deve terminare nella desolazione di un parcheggio.
Ecco il progresso della civiltà. La storia non ci ha insegno un cazzo. Facciamo schifo come negli orribili anni dello stalinismo e dell’hitlerismo. Niente di più, niente di meno. Ci raccontano che lo fanno per noi, per la nostra salute. Beh, lo raccontavano anche all’epoca. Per la salute della razza i neri, per la salute del popolo i rossi.
Il racconto di Enzo e Alessia
«Siamo andati in clinica perché Alessia accusava dolori alla pancia e qualche perdita di sangue – racconta Enzo – All’ingresso un’ostetrica ha chiesto quali sintomi avesse e se avesse l’esito di un tampone molecolare per il Covid. Mia moglie – spiega – ha già fatto due dosi di vaccino e ha prenotato la terza, ma non aveva fatto nessun tampone prima di andare con urgenza in clinica. È stato chiesto di poterlo fare lì, ma non era possibile. Abbiamo aspettato 20 minuti nella sala d’attesa, mentre mia moglie continuava ad avere perdite. Poi l’ostetrica ci ha detto che aveva parlato con il medico e che, essendo al primo mese di gravidanza, in ogni caso non avrebbero potuto fare nulla. Ci ha detto di andare a casa, prendere una tachipirina e ripresentarci il lunedì con l’esito del tampone molecolare».
«Nel parcheggio della clinica – prosegue – Alessia ha avuto forti dolori e sanguinava. Siamo arrivati a casa e lì ha avuto una forte emorragia. Ha perso il bambino che tanto desideravamo. È stata una cosa disumana, al Pronto soccorso mia moglie non è stata nemmeno vista da un medico. Ora vogliamo giustizia».
LA NOTA DELL’AOU. «La direzione strategica ha richiesto alle strutture aziendali di riferimento l’avvio di un audit interno con tutti i soggetti interessati perché si possa fare chiarezza su quanto sia effettivamente avvenuto. Siamo dispiaciuti per quanto accaduto alla signora».
Sono dispiaciuti per quanto accaduto alla signora…
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