Scandicci e babygang: il punto di vista di un imprenditore

Scandicci e babygang: il punto di vista di un imprenditore.Torniamo ancora una volta sul fenomeno delle babygang a Scandicci perché riteniamo che il problema sia assai sentito soprattutto nel tessuto produttivo della città e far calare il silenzio sarebbe sbagliato e complice.

L’intervista

Lo facciamo con una intervista a un imprenditore del luogo  che per ragioni di sicurezza manterremo in anonimato (il che già è indicativo di quale sia la situazione), che mette bene in evidenza che cosa è questo fenomeno e i silenzi colpevoli di una politica assente e distante dai bisogni della cittadinanza

In questi mesi ormai sembra dilagare il fenomeno delle babygang a Scandicci. Già il tema è oggetto di dibattito pubblico. Lei svolge attività lavorativa a Scandicci giusto? Di cosa si occupa? Da quanto lavora a Scandicci?

Vivo e lavoro a Scandicci e sono consulente della sicurezza.

Dal punto di vista professionale, mi sono trasferito a Scandicci nel 2015 dopo circa quindici anni di lavoro svolto a Firenze. 

In tutti questi anni, Lei ha mai avuto percezione di questo pericolo? Cioè, secondo Lei, c’è sempre stato o in questi anni si sta assistendo a qualcosa d nuovo?

Anche in passato c’erano episodi in cui i giovani/ragazzini non si comportavano bene o come avremmo desiderato che facessero, ma erano episodi sporadici e soprattutto di entità più che accettabile e gestibile.

Ad esempio gettare una carta per terra piuttosto che alzare la voce quando erano in gruppo ma, a seguito di un rimprovero o un’osservazione verbale, al di là delle smorfie e delle battutine, il tutto cessava senza conseguenza. Tutt’al più si spostavano in altra zona.

Oggi il fenomeno è cambiato: il tipo di aggregazione (che prima era di prossimità, ovvero, i ragazzi del quartiere o dei quartieri vicini che si ritrovavano in una piazza, dove poi magari si passava a giocare a pallone) è passato ad un altro livello anche territoriale, complice anche il fatto che oggi i giovani sono più liberi, meno controllati e quindi si spostano anche di zona, città, quindi da Firenze, dall’isolotto etc.

E’ cambiato anche l’atteggiamento di aggregazione, è un momento in cui scaricano le loro inquietudini, frustrazioni ma in modo violento ed aggressivo.

Cosa può dirci di questo fenomeno? Ci può descrivere brevemente che cosa fanno? Che tipo di condotte mettono in atto?

Negli ultimi anni la situazione è precipitata e peggiorata in modo drastico: gli assembramenti sono passati da pochi ragazzini a gruppi più numerosi ed anche eterogenei per cui ai ragazzi si uniscono anche persone più grandi che guidano il branco.

I comportamenti sono i più disparati: si passa dalle bestemmie, ( non voglio essere bacchettone ma se nemmeno ci credi cosa nomini a fare qualcosa o qualcuno di cui non ti interessa e conosci niente?

Oltre al fatto che vai a colpire la sensibilità di qualcuno..), a tirare i sassi contro i piccioni, da urlarsi contro le peggiori cose, a spaccare le bottiglie contro i muri degli edifici, senza dimenticarsi che tutto ciò che comprano (e rubano) lo consumano sui marciapiedi. Nelle piazze, sotto i portici, lasciando sporco ovunque e, oltretutto sprecando questi beni perché non finiscono mai quanto preso ma lo abbandonano comunque.

Il consumo di alcolici è aumentato vertiginosamente. Basta girare nei suddetti luoghi, specialmente in primavera ed estate, per vedere come, nelle ore del tardo pomeriggio e della sera si trovino bottiglie di alcolici, bicchieri etc.

In ultima analisi non conoscono il decoro e l’educazione. Capita, sovente, di trovarli, dietro siepi, cespugli, alberi, ma in zone di transito al pubblico. Dove passano anche bambini e donne, mentre fanno pipì senza ritegno e, ad eventuali osservazioni ci vuole coraggio a farlerispondano male o peggio si aggreghino in gruppo e assumano atteggiamenti ancor più aggressivi.

La cosa ancor più grave che questi momenti di aggregazione sono un faro per la “malavita” Infatti non è raro vederli spacciare, nascondere la droga nei posti più disparati, dalle centraline in cui lo sportello rimane aperto o è stato divelto. Piuttosto che in vani tecnici, quali ad esempio, gabbie di sicurezza di motori di supermercati e cose simili, mettendo a repentaglio la loro vita e quella degli altri, oltre che creare danni economici e strutturali alle attività o ai privati.

Lei è stato vittima di questi atti vandalici? Si sente di commercianti che sono stati minacciati o che hanno subito danni. Cosa può dirci a riguardo?

Personalmente non ho subito minacce dirette ma è capitato di trovare bottiglie spaccate sul muro dell’ufficio, l’indomani all’apertura, probabilmente un avvertimento o un risentimento per aver ripreso, verbalmente, nei giorni precedenti, atteggiamenti inappropriati.

 Il Comune ha lanciato un questionario che coinvolge ragazzi, famiglie, scuole e insegnanti per raccogliere dati che dovrebbero essere utili a una mappatura sociale del fenomeno. Lei ritiene che questo sia sufficiente?

Non conosco l’iniziativa e ne prendo atto adesso, le iniziative sono ben accette, se mirano ad un obiettivo ma se questa è l’unica misura di attuazione per conoscere, mappare e controllare il fenomeno mi sembra fumo negli occhi. Devono essere prese iniziative di carattere pratico e operativo.

Sente vicine le istituzioni cittadine? Crede che la politica stia facendo il massimo possibile? Che cosa si potrebbe fare di più, soprattutto per assicurare alla cittadinanza e ai commercianti, professionisti ecc. scandiccesi maggior tutela?

Non credo che la politica sia attenta a questo problema, almeno da quanto si percepisce e da ciò che succede, il riscontro è negativo.

La soluzione ottimale non la conosco e non ho strumenti tecnici per affrontare tale problema ma da cittadino ciò che emerge è una carenza di controlli sul territorio, la presenza fisica ed in forze degli organi di competenza come ad esempio, polizia municipale, carabinieri etc.

Sia chiaro che non sto colpevolizzando le forze dell’ordine in quanto tali anche perché, forse, sono sotto organico ma prevedere delle ronde nei punti caldi con un numero adeguato di personale penso si possa coordinare senza scomodare nessuno. In tal senso è inutile che cerchino di fermare qualcuno in una piazza o dove ci sono numerose vie di fuga se l’unità di intervento è di due persone, si espongono pure a rischi inutili, considerando che le baby gang, per definizione, sono un “branco”.

Ciò che posso suggerire è un tavola rotonda tra comune, rappresentanza dei cittadini e forze dell’ordine per capire dove si sviluppano tali emergenze e prevedere una o più pattuglie di intervento, anche se in realtà già conoscono i punti caldi ma repetita iuvant.

Un intervento di carattere più esteso potrebbe essere effettuato con l’intervento dei cittadini,la formazione/addestramento di essi, formare delle unità a supporto delle forze dell’ordine che possano intervenire in modo certo e netto al verificarsi di tali azioni, una sorta di ausiliari ma non del traffico.

Non so, giuridicamente, come potrebbe essere realizzata tale idea ma, considerata la carenza di organico ed i fatti sempre più gravi ed in continua crescita, credo potremmo trovare anche un corpo di volontari purché addestrati ed autorizzati, altrimenti si crea un far west di sceriffi e giustizia sommaria che passa da antipatie e screzi piuttosto che fatti e leggi.

Sinceramente, ha paura?

Si, ho paura per me, per i miei beni e la mia attività perché, come sopra risposto, questo fenomeno è diverso dalle scorribande che potevamo fare in passato (suonare il campanello, giocare a pallone tra le macchine facendo arrabbiare i proprietari etc.), queste sono vere e proprie organizzazioni, i ragazzi si muovono secondo schemi comportamentali ben precisi: aggressioni verbali mirate, atteggiamenti fisici di provocazione.

il branco che accerchia o quantomeno fa vedere la propria presenza e quindi intimorisce non solo nel momento stesso dell’aggressione ma fa ben capire che sono disposti a tutto e quindi a seguirti a casa, negli uffici con veri e propri agguati alle persone e alle cose.

Quindi anche un rimprovero verbale è bene pensarlo ma non agirlo a tutela di se stessi e degli altri e questo è il decadimento totale della persona e della società perché, come si suol dire, siamo ostaggi in casa propria.

Questo atteggiamento porta, se non supportato da immediate azioni, ad una progressiva e totale accettazione passiva che, come sempre accade, sfocerà in un’esplosione aggressiva da parte del cittadino che sarà costretto a farsi giustizia da solo, con tutte le conseguenze del caso.

Auspico quindi un’azione correttiva ed immediata da parte delle istituzioni e che possano agire più liberamente senza troppi vincoli e, perchè no, che possa anche essere cambiata l’attuale legge a tutela di certi soggetti, perché è indiscutibile che ad oggi siano più tutelati i criminali che non gli onesti cittadini.

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