Scandicci e criminalità: Prevenzione! Prevenzione! Prevenzione!

Continua il viaggio nel tessuto sociale e produttivo di Scandicci per mantenere il focus acceso su un Comune così importante alle porte di Firenze. Fino a ieri, apparentemente “felice” ma che da qualche tempo ha scoperto tutte le sue fragilità. Il mutamento di che cosa è la “città” oggi, genera la necessità di istituzioni pronte a gestire questo cambiamento in alleanza con la cittadinanza e il ceto produttivo della città. Come emerge chiaramente da questa lucida intervista di un commerciante scandiccese, la repressione non è sufficiente (benchè necessaria) ma il fenomeno criminale va gestito con un’ampia prevenzione sia in termini di sicurezza urbana sia, soprattutto, in termini di educazione, soprattutto quando si parla di giovani.


L’ultima aggressione ai danni di un ragazzino in Piazza Resistenza per opera di coetanei è l’ennesimo episodio che vede coinvolte le babygang di Scandicci. Molti commercianti si sono pubblicamente lamentati. Lei è d’accordo nel segnalare un “assedio” ai commercianti?

In parte sono d’accordo con i miei colleghi commercianti. Molti di questi ragazzi si permettono di entrare nei negozi e mancare di rispetto chi in quel momento lavora, oltre a spaventare i clienti intenti negli acquisti. Mi dispiace molto, perché questa vicenda oltre a portare difficoltà lavorative, da anche una pessima immagine di Scandicci. E visto il periodo non aiuta di certo a farci lavorare meglio, ma crea solo in più un alone di diffidenza per gli acquirenti.

Che tipo di ragazzi sono questi che aderiscono alle baby gang? Che cosa fanno esattamente? Quali condotte mettono in atto?

Sono ragazzi con una fascia anagrafica che va dai 15 ai 18 anni. Passano i pomeriggi in gruppo, ma “pubblicamente” non fanno niente di particolare. Il problema sorge con altri coetanei quando non li vede nessuno. Perché un conto è infastidire i commercianti, e un altro è quello di derubare, o addirittura alzare le mani su altri coetanei.

Il tema del branco di ragazzini si colloca in un discorso più ampio circa la situazione della sicurezza a Scandicci. E’una situazione da monitorare attentanemte. E’grave come sembra? Che impressione ha circa la microcriminalità scandiccese?

È sicuramente una situazione da dover monitorare, ma non solo per gli altri, ma anche per le babygang stesse. Tanti di questi ragazzi non arrivano a capire che certe azioni che commettono, nel tempo poi avranno delle conseguenze. La situazione si aggrava nel momento in cui non si parla più di microcriminalità, ma di criminalità vera a propria. E la prima azione da fare, sarebbe sicuramente quella dell’educazione, il rispetto, e la sensibilità da parte della famiglia.

Si sente tutelata dalle istituzioni cittadine? La politica sta facendo tutto quello che può, oppure potrebbe fare di più?

Mi sento in parte tutelata. Mi rendo anche conto che gestire tante situazioni non è semplice, anche perché Scandicci negli ultimi anni è cresciuta tanto, non è più un paese ma un centro urbano. Questa consapevolezza da parte della politica e delle istituzioni potrebbe aiutare ad avere accesso alle risorse necessarie, che ad oggi non sembrano sufficienti, per gestire le dinamiche di sicurezze di un centro urbano piuttosto che un paesone.

L’Assessore Palomba ha promosso la diffusione di un questionario fra scuole, professori e famiglie per capire quale è l’origine del disagio giovanile. Lei è d’accordo con questa misura? La ritiene sufficiente?

Il questionario dell’Assessore Palomba poteva essere un punto di partenza. Onestamente la trovo un’iniziativa valida, il fatto è che ci deve essere corrispondenza anche dall’altro lato (in questo caso i genitori). Pochi genitori si sono esposti, pochi ci hanno messo la faccia. Il fatto che ancora non sia successo al proprio figlio, non implica che si possa sorvolare questo tipo di problema.

Facendo un esercizio di fantasia: secondo lei che cosa si potrebbe fare per arginare questo fenemono di criminalità giovanile? E, soprattutto, chi dovrebbe farlo?

La miglior cura come in tutte le cose, è prevenire. In questi giorni c’è sempre stata una pattuglia delle forze dell’ordine, e si respirava un’aria più serena.
Una cosa in più che si potrebbe fare, è quella di creare attività di interesse per i giovani, in modo da impegnare la loro mente e il loro tempo in invece qualcosa di costruttivo.
Una cosa che apprezzo meno di tutte, è l’aria di razzismo che si respira. Perché si tende a vedere solo quello che fa più comodo. Ma questi gruppetti non sono fatti esclusivamente di ragazzi stranieri, ma ci sono anche tanti ragazzi italiani. Non è una giustificazione in alcun modo, ma qui il problema non è sicuramente la nazionalità.

A Scandicci, secondo quello può che aver registrato nel suo rapporto con le persone, c’è paura? Lei personalmente ha paura?

C’è sicuramente molta preoccupazioni da parte dei genitori, e non posso che capirli.
Dovessi dirle che io ho paura di questo fenomeno delle baby gang le mentirei. Probabilmente incide tanto il fatto che non sono ancora un genitore. Pensandola al futuro, probabilmente avrei pensiero. Vorrei che i miei figli potessero vivere serenamente e con spensieratezza la loro adolescenza senza aver timore dei propri coetanei.

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