Cominciamo col chiarire, a chi in questi giorni sta facendo facile populismo sostenendo che in questa situazione è da irresponsabili pensare alle vacanze sugli sci, che la stagione invernale sulle nostre montagne dà lavoro a 15 mila persone.
L’intera filiera ne conta invece ben 120mila.
Davanti a questi numeri è logico farsi due domande su quello che sta avvenendo, in Italia e in Europa.
Perché il 70% della stagione invernale è a rischio ma i politici sembrano, nuovamente, caduti in una terribile impasse.
Intervenga l’Europa
Da una parte Conte che chiede l’intervento dell’Europa per decidere se aprire o no gli impianti sciistici.
A sostenerlo anche Angela Merkel che ha chiesto alla UE di vietare le vacanze natalizie fino al 10 gennaio.
Ma dall’altra c’è chi dice No.
L’Austria ha infatti fatto sapere che non ha nessuna intenzione di chiudere i propri impianti, e che l’unione europea non potrà vietare niente non avendo competenza per lo sci.
A sposare la tesi austriaca sembrano esserci anche gli svizzeri, che essendo fuori dall’Europa faranno ciò che ritengono giusto.
Nel frattempo i governatori delle regioni con comprensori sciistici se dicono preoccupati, perché se i paesi vicini aprissero per l’Italia sarebbe un ennesimo disastro economico.
Ma Bruxelles al momento non sembra preoccuparsi allo stesso modo.
Il portavoce della commissione ha infatti dichiarato che ‘non ci sono raccomandazioni specifiche sullo sci’ e che le raccomandazioni europee, in tema sanitario, si limiterebbero a quelle che ormai ben conosciamo: mascherine e distanziamento sociale anche sulle piste da sci.
Piste che dovrebbero inaugurare la propria stagione fra pochissimi giorni.
Cosa che forse non avverrà se dovesse prevalere la tesi del ministro Boccia. Agli enti locali ha infatti fatto sapere che ‘gli impianti riapriranno quando l’epidemia si sarà raffreddata, speriamo nel giro di un mese, un mese e mezzo’.
Peccato che per quella data la parte più importante della stagione invernale, ovvero le vacanze natalizie, sarebbe già passata. Con un danno economico che potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza dei territori montani.
No, non si tratta solo di una sciata.
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