Scompare Gorbaciov, occasione mancata dell’occidente. Se ne è andato, l’ultimo presidente dell’Unione sovietica. Michail Gorbaciov ormai novantunenne si è spento ieri in tarda serata.
L’uomo della perestroika
Gorbaciov è indissolubilmente legato all’Unione sovietica, poiché ne fu l’ultimo capo di stato. Ma fu anche l’uomo che cercò di cambiare le cose . Che tese concretamente una mano verso l’Occidente . Che voleva una riforma interna al sistema, ma anche un cambiamento dei rapporti internazionali .
Il rimprovero
Michail Gorbaciov rimproverò sempre l’Occidente di aver perso una grande occasione, non capendo la possibilità storica di portare la Russia tra le potenze occidentali . Di stringere con essa un’alleanza. Il migliore amico delle democrazie occidentali, venne ad un certo punto lasciato da solo .
Questo grave errore avvenne, nel delicato momento di passaggio di consegne tra Ronald Reagan e George Bush Senior. Il nuovo presidente, non seppe proseguire la politica coraggiosa del suo predecessore. Far cadere il muro, doveva corrispondere ad un sostegno reale dell’Occidente. La stessa Thatcher ebbe la lucidità di chiedere a Bush un sostegno maggiore verso il presidente sovietico. Unico leader che potesse garantire la transizione democratica reale dell’Unione sovietica.
Un dramma odierno
Un interessante libro edito da Baldini + Castaldi, di Enrico Franceschini, dal titolo La fine dell’Impero, riassume la tragedia di Gorbaciov. Vittima da una parte, sul fronte interno, dei più intransigenti dirigenti comunisti, che fecero di tutto per impedirgli riforme radicali di un sistema che andava riformato, per non colare a picco. Dall’altra parte del fronte interno veniva osteggiato dagli elementi progressisti più arditi, che non comprendevano la sua cautela nel portare avanti le riforme, per evitare uno strappo troppo forte, che avrebbe finito per far crollare il fragile equilibrio di quella tigre di cartone che ormai era diventata l’URSS. Un apparato militare gigante, sostenuto da un’economia debolissima.
Sul fronte estero invece venne tradito dalla mancanza di coraggio, di quell’occidente che avrebbe dovuto sostenere la transizione democratica e lungo l’unico leader forte che avrebbe potuto garantirla.
Boicottato ma rimpianto
A Gorbaciov l’amara consolazione, non solo in morte, di essere stato rimpianto da tutti i coloro i quali lo avevano osteggiato.
Il poco sostegno di Bush sr, ed il tentativo di predare la Russia da parte del poco lungimirante Bill Clinton, hanno portato una reazione in chiave nazionale ed identitaria molto forte. Che conseguentemente ha anche allontanato la Russia da quell’occidente le aveva teso la mano, ma poi non fu capace, di accompagnarla in maniera solidale sul cammino della libertà.
Reagan avrebbe fatto tutt’altro. Ma purtroppo i leader che vennero dopo Reagan, erano sicuramente più giovani, ma non avevavano quella grande visione e quella modernità, quella capacità di architettare il futuro e quella fiducia nella costruzione di un grande impianto democratico internazionale che fanno di Reagan un gigante dei nostri tempi.
Reagan l’occidente l’ha rimpianto, come tutti hanno rimpianto Gorbaciov.
I boicottaggi più forti
I militari arrivarono a sequestrarlo. Quei militari reazionari che volevano salvare tutto dell’Unione sovietica. Ed invece la fecero crollare delegittimando l’unico uomo che poteva salvarne qualcosa.
Gorbaciov era capace potenzialmente di preservare una grande federazione degli ex stati sovietici, portandoli tra le potenze democratiche. Invece tutto si dissolse. Gli intransigenti, determinarono la caduta dell’ultimo uomo che avrebbe potuto salvare qualcosa di quel mondo.
I sostenitori di Boris Eltsin, che scalzarono Gorbaciov in favore di quest’ultimo, si sono ormai dovuti rendere conto di aver cacciato un gigante per favorire l’ascesa di un nano . Eltsin non era in grado di gestire la transizione, non aveva il prestigio,l’autorevolezza e le capacità di Gorbaciov.
Probabilmente oggi lo rimpiangono anche tanti di quei russi che, lo hanno visto come un traditore, un venduto, un debole. Si sono accorti che un giudizio del genere era ingiusto, non teneva conto della debolezza strutturale del paese che Gorbaciov aveva ereditato. La precarietà di quella federazione che aveva un impianto troppo fragile, per poter fare altro.
Il testamento implicito
Oggi è morto l’uomo che cercò più di tutti l’avvicinamento dei paesi sovietici, Federazione Russa in testa al mondo occidentale. È morto nel momento in cui non ci potrebbe essere distanza più grande tra la Russia e l’Occidente.
Quando i suoi sogni sembrano pura utopia. Fantapolitica.
Eppure quell’uomo è un faro, nell’indicare la via giusta. Davanti a un mondo che rischia di sprofondare nell’abisso nucleare, le voci di uomini come Gorbaciov e Reagan sono un appello attuale, al buonsenso. Vediamo quanto sia necessario che si trovi una via di intesa, una collaborazione su basi solidali, su comuni valori cristiani.
Il mondo che loro avevano costruito, era in linea di principio più giusto più sicuro e più ragionevole del mondo odierno. Probabilmente perché erano personaggi di una levatura superiore. La decadenza e la precarietà del mondo attuale è da scrivere all’incapacità dei leader del momento. All’inettitudine dei successori di questi grandi statisti. Non è il modello che loro hanno progettato ad essere fallito, è la qualità della classe politica mondiale che non lo sa mettere in pratica.
Personaggi inetti come Biden, il Boris Eltsin americano,possono solo rappresentare, se veniamo assistiti dal miracolo Divino, un incidente della storia. Mentre i personaggi come Gorbaciov e Reagan non hanno tempo. Che rappresentano le più alte aspirazioni e capacità di veri leader.
La terra ti sia lieve Michail Gorbaciov, che l’esempio tuo e di Ronald Reagan, continui a brillare nel cielo come la stella polare per indicare la giusta rotta.
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