Scuola al voto: le “perle” di sinistra e dintorni. Nei programmi elettorali per il prossimo importante appuntamento del 25 Settembre la scuola sembra marginale, in realtà è la cartina tornasole per capire l’assoluta distanza tra centro-sinistra e centro-destra.
Il sesso a scuola
Iniziamo con la prima “perla” a firma Sinistra Italiana-Europa Verde (non dimentichiamolo alleati organici del PD di Letta). Si prevede in modo inequivocabile l’educazione sessuale ed affettiva fin dall’ultimo anno della scuola primaria, poi con cadenza biennale dal primo anno della scuola secondaria inferiore.
All’opposto il programma del centro-destra parla di “assenso obbligatorio dei genitori” per ogni iniziativa scolastica che coinvolga “l’ambito valoriale e di educazione sessuale”.
Un reale abisso: da una parte lo Stato educatore, dispensatore fin dalla culla o quasi del verbo e della verità in campo etico, dall’altra la centralità educativa della famiglia, che non può mai abdicare, come diceva Sturzo, alla statolatria!
Anche il “moderato” Letta, che ormai ha dimenticato la cultura dell’autonomia dei corpi intermedi, ci consegna un programma scolastico targato PD in cui lo Stato pensa a tutto (e paga tutto), persino il trasporto pubblico degli studenti. Ma non esiste nell’orizzonte PD la libertà di educazione fuori dallo Stato. Ogni tipo di educazione è dello e nello Stato. Nessuno spazio reale per il pluralismo scolastico pubblico fuori dallo Stato.
A destra
Il centro-destra, invece, all’unisono parla esplicitamente di “buono scuola” ovvero della possibilità economica che lo Stato consegna ai genitori di scegliere per i loro figli la scuola migliore, pubblica statale o pubblica non statale. Al riguardo, confidiamo davvero nel rispetto della promessa elettorale, che fino adesso, nessuno ha mai portato ad effettiva completezza.
Non mancano infine proposte specificamente didattiche. Sinistra e Verdi si sbilanciano in modo netto. Chiedono di modificare il sistema di valutazione degli studenti: via l’impianto di quantità e selettivo (leggi voti), che cristallizza le disuguaglianze in seno alla scuola, classifica e non favorisce alcuna reale consapevolezza.
Il centro-destra rifiuta questa scorciatoia demagogica, tipicamente sinistrorsa, e chiede di rivedere i meccanismi scolastici in senso meritocratico e professionalizzante.
Nel caso della scuola (ed abbiamo fornito solo pochi esempi) non si può certo dire che i programmi siano omologabili. L’auspicio che si moltiplichi la sensibilità elettorale su questo tema, da cui può scaturire non solo un voto consapevole, ma una precisa identità antropologica e culturale della nostra Italia.
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