SCUOLA ITALIANA: IL GRANDE ALIBI

SCUOLA ITALIANA: IL GRANDE ALIBI

Ancora una volta la scuola italiana, come una grande mamma, si appresta ad essere investita dell’ennesima “missione”.

Lunga è la lista delle incombenze che in modo spesso implicito ed obliquo le sono state progressivamente assegnate. Qui ci preme ricordarne solo alcune: educazione alla salute, alla sicurezza (anche stradale), alla pace…

Tre anni fa si è attribuito ai consigli di classe delle superiori l’obbligo di “inventarsi” ogni anno un modulo di 33 ore dedicate all’educazione civica. Il Parlamento italiano ha creduto bene, senza indicazione applicativa alcuna e risorse aggiuntive, di passare la patata bollente ai docenti.

Si tratta, senza dubbio alcuno, di ambiti delicati e nessun insegnante può tirarsi indietro. Ma la madre degli errori sta a monte: pensare che la panacea di tutti i problemi di crescita, formazione, educazione alla vita delle nostre ragazze e ragazzi sia la scuola è un errore sostanziale.

L’avventura educativa va oltre cattedre e banchi

A nostro parere la scuola non esaurisce l’orizzonte formativo dei nostri giovani; può essere orientativa, propedeutica, correttiva ed integrativa, ma è un errore solo pensare che possa concentrare (peggio esaurire) per intero “l’avventura educativa”.

Anzi, siamo convinti che chi preme per caricare la scuola di questi compiti ha un disegno neanche troppo celato: rendere pubblica, quindi omologabile ad uno standard collettivo politicamente corretto, l’educazione in quanto tale.

Un’educazione con visioni diverse

Non può essere un caso che dalla sinistra, sia estrema che radical chic, si è subito cercato di virare la proposta del Ministro Valditara verso i soliti esiti. Infatti questi settori iper-politicizzati stanno tentando in tutti i modi, nascondendosi dietro la promessa di un unanime assemblearismo, di passare da una possibile “educazione alle relazioni” verso un’educazione all’affettività o sessualità addirittura dal primo ciclo di istruzione.

Ci auguriamo che Valditara non porti avanti la buona proposta dell’educazione alle relazioni con l’inserimento spurio e non sensato degli influencer di turno. Sarebbe una caduta di pessimo gusto, che meriterebbe, nello specifico, una netta opposizione.

Senza famiglie non c’è Stato

Nei momenti cruciali, quando si riflette sulla formazione dei giovani e sulla costruzione della loro identità personale e comunitaria occorre sempre ricordare la nostra Carta, pensata e portata avanti da quadrati e lungimiranti padri costituenti: tra la persona e lo Stato ci sono le comunità intermedie, che nessuno Stato può dimenticare o annullare. Tra queste l’architrave è la famiglia. Far finta che non esista è un alibi tanto grande quanto ingannevole. Noi di questo inganno non vogliamo essere corresponsabili.

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