Seid Visin si è tolto la vita ma troppi ancora speculano sul suo gesto.
Lo tirano per la maglietta per farne una bandiera delle loro ‘battaglie‘, lo strumentalizzano.
E stavolta se ne sono accorti tutti. Persino Selvaggia Lucarelli che ha deriso sui social “la comunicazione della sinistra, con strumentalizzazioni retoriche e disinformate, con post lacrimosi o accusatori tutti uguali fatti con lo stampino di melassa (…) Prima di appropriarsi di storie altrui, di sbattere facce di sconosciuti sulla propria bacheca facendone bandiere e j’accuse, domandatevi cosa sapete di quella persona. I suicidi sono questioni enormi, talvolta impenetrabili, meritano conoscenza e rispetto”.
Uno sfogo
L’occasione viene da una lettera di tre anni fa dello stesso Seid, che nulla ha a che fare con il suo gesto e che ora riemerge per bieche convenienze politiche.
“Uno sfogo“, giura il padre adottivo, Walter.
“Era esasperato dal clima che si respirava in Italia, ma non è per il razzismo che si è ucciso. Non voglio parlare delle questioni personali di mio figlio. Dico solo che era meraviglioso.”
E se lo dice lui, che quel ragazzo nato in Etiopia, aveva adottato da piccolo, perché metterlo in dubbio? Un talento assoluto per il calcio e da adolescente, scovato dal Milan, era partito per Milanello.
Un paio di stagioni accanto a Donnarumma, poi la nostalgia di casa, l’esperienza nel Benevento e infine il rientro a Nocera per finire gli studi di Giurisprudenza.
Meriterebbe un rispettoso silenzio, eppure nelle ultime 48 ore le ‘starnazzate’ politiche e mediatiche sulla sua morte si sono susseguite nell’opinione pubblica.
Da Saviano a Marchisio (“Un Paese che spinge un giovane ragazzo a fare un gesto così estremo è un Paese che ha fallito“).
Da Letta che sfrutta tristemente il fatto per lo Ius Soli (Seid era nato in Etiopia e quindi nulla c’entrerebbe) a Fratoianni che si straccia le vesti.
Tutti a rimarcare ciò che non è: che il suicidio sarebbe avvenuto per il razzismo subito dal ragazzo immigrato e adottato, “testimoniato” da una lettera straziante di tre anni fa in cui il ragazzo si dice schifato dagli “sguardi d’odio verso di me” per la sua “pelle scura”.
Una lettera spacciata da molti quotidiani per la sua ultima, ma che così non è.
Saviano esagera ancora
Saviano poi confezione un intervento se possibile tra i suoi peggiori e più tristi.
Lo scrittore napoletano non esita a strumentalizzarne la morte scaraventandola addirittura addosso a Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
“Due più grandi pagliacci della nostra politica, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che ci fanno vergognare di condividere con loro la cittadinanza”.
“Loro sono così: macinano voti sulla sofferenza, sulla discriminazione e sul tradimento costante dei valori della Costituzione. Ma nessuno glielo dice, nessuno lo urla. E loro ci impongono la loro spaventosa normalità. Meloni e Salvini, un giorno farete i conti con la vostra coscienza, perchè la sadica esaltazione del dolore inflitto ai più fragili prima o poi si paga. E vi auguro sinceramente che siano i vostri figli a vergognarsi di voi e a non darvi tregua”.
Dalla politica, tutta la politica, sono venuti messaggi di cordoglio. Poi ci sono queste affermazioni che poco hanno a che vedere con il pudore e con la realtà. Stavolta si è forse toccato il fondo anche del buon gusto.
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