Senza fiducia l’Italia non riparte. Parola di neuroeconomisti

Senza sicurezze e ottimismo gli italiani non avranno stimoli a ripartire. E l’Italia rischia di affondare del tutto

 

Soluzioni, proposte, formule economiche possono essere utili per uscire da questa situazione di gravissima depressione economica. Ma nessuna ricetta può fare miracoli senza tener conto dell’elemento fondamentale, quello umano. Perché se non c’è fiducia e ottimismo da parte degli italiani il sistema economico nazionale non potrà ripartire.  A queste conclusioni, per certi versi anche abbastanza ovvie, non sono giunti i soliti politici alla ricerca di un nuovo miracolo italiano. Ma ce lo dice una nuova branca delle neuroscienze, la cosiddetta neuroeconomia.

 

L’HOMO OECONOMICUS. UN MODELLO COMPLETAMENTE SBAGLIATO

Dopo decenni, se non secoli, in cui l’economia classica ci ha parlato di homo oeconomicus si è capito, o forse più semplicemente si è ammesso, che era un modello completamente sbagliato. L’homo oeconomicus era un concetto in base al quale l’uomo prendeva le proprie decisioni economiche con razionalità  e guardando esclusivamente ai propri interessi individuali. Faceva tutto questo a partire dalle informazioni a sua disposizione, fossero esse naturali o istituzionali. Dalla fine del secolo scorso, però, si è capito che il concetto homo oeconomicus era quanto di meno realistico ci potesse essere in natura.

 

LA NEUROECONOMIA

E, così, da almeno trent’anni ha sempre più preso campo la neuroeconomia, che studia il funzionamento della mente umana in relazione ai processi decisionali nella soluzione di compiti economici. Parte dal  presupposto opposto rispetto a quello dell’economia classica. Cioè l’uomo non è un animale razionale e agisce, invece, sotto l’impulso di processi neuronali automatici, spesso inconsci. Pertanto spesso adotta comportamenti indipendenti dalla propria volontà. Comportamenti di tipo economico che sono il frutto di un conflitto neuronale tra razionalità ed emotività, automatismo e consapevolezza. Dalla neuroeconomia sono nate, poi, la finanza e l’economia comportamentale che si sono interessate della mancanza di razionalità degli agenti economici nel prendere decisioni.

 

L’IMPORTANZA DELL’ASPETTO PSICOLOGICO

Con la neuroeconomia e l’economia comportamentale si è tornati, dunque, a dare il giusto peso all’aspetto psicologico delle decisioni dell’uomo comune. Che non è più visto come un “animale economico” che decide secondo una razionalità stabilita a priori sulla base di tipici concetti di utilità della teoria classica. Piuttosto l’uomo comune decide spesso in modo irrazionale sulla spinta di emozioni, sentimenti e reazioni, molto spesso provocati da elementi esterni, in particolare dai mass media. Tipico esempio in tal senso è la pubblicità che crea nel “consumatore” bisogni superflui o indirizza le sue scelte su un prodotto anziché su un altro, magari meno adatto nella sua sostanza alle sue esigenze, ma reso più appetibile dal marketing.

 

L’ASPETTO PSICOLOGICO NELLA CRISI ATTUALE

Ed eccoci ad oggi. La crisi morde, il virus fa ancora paura, il futuro è incerto e gli italiani sono terrorizzati. E così si entra in un circolo vizioso che, nonostante la fine del lockdown impedisce all’Italia di ripartire. Di certo non aiutano le continue contraddittorie notizie sul coronavirus. Tanto meno gli annunci, peraltro palesemente infondati, di nuove recrudescenze autunnali. Se poi si pensa all’azione del governo, fatta di annunci e dirette facebook sempre più simili ad un mix tra le televendite e sedute di life coaching da parte del premier Conte, la situazione peggiora a vista d’occhio.

 

IL CROLLO DEI CONSUMI

La preoccupazione per il futuro prossimo, la paura di perdere il lavoro riducono al minimo la fiducia dei consumatori. Così le vendite crollano, la produzione diminuisce, l’occupazione cala e invece di tornare a galla affondiamo, ulteriormente, in modo inesorabile.  Stiamo scontando la debolezza di un governo che non si sta mostrando all’altezza, le cui parole vengono smentite in tempo reale da fatti che mostrano una realtà diametralmente opposta. Stiamo anche scontando un terrorismo mediatico, sul tema del COVID-19, condito da enorme pressapochismo dei presunti esperti. Pressappochismo che li ha portati in quattro mesi a dire tutto e il contrario di tutto ingenerando incertezza e indecisione negli spettatori.

FATTI. E ANCHE PAROLE

E allora come si dovrebbe agire? Modificando l’antico detto “Fatti e non parole” in “Fatti e anche parole”. Cioè da un lato è necessaria un’azione concreta del governo, con vera immissione di liquidità nel sistema, riduzione della pressione fiscale, aumento della spesa pubblica per investimenti e sostegni a fondo perduto a imprese e lavoratori autonomi. Dall’altro lato è necessaria un’azione di rinascita anche morale e psicologica degli italiani. Che non devono scordarsi che la nostra nazione ha passato ben di peggio nei secoli scorsi e che possiamo tornare ancora più forti e potenti di prima. Deve essere risvegliato lo spirito di comunità nazionale e l’orgoglio patriottico. In poche parole, l’amore per l’Italia. Tutto questo usando quegli strumenti massmediatici che fino ad oggi hanno sparso solo malumore e inquietudine. In poche parole, l’amore per l’Italia. La rinascita passa da tutto questo. Ma c’è qualcuno in grado di farlo al momento? Questa è la domanda cruciale che può farci sperare o disperare per il futuro dell’Italia.

 

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