Giovani Falcone aveva le idee chiare sulla separazione delle carriere in magistratura.
L’argomento è tornato alla ribalta In questi per le iniziative dell’Unione delle Camere Penali e per le parole della Associazione Nazionale Magistrati sui referendum sulla giustizia, proposti da radicali e leghisti.
Dopo un pensiero di Francesco Cossiga, riteniamo utile ricordare l’intervista che Giovanni Falcone rilasciò a Mario Pirani il 3 ottobre del 1991.
Il pensiero di Giovanni Falcone
Nell’intervista Giovanni Falcone affermava la diversità della separazione.
“Un sistema accusatorio parte dal presupposto di un pubblico ministero che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento, dove egli rappresenta una parte in causa.
Gli occorrono, quindi, esperienze, competenze, capacità, preparazione anche tecnica per perseguire l’obbiettivo.
E nel dibattimento non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di para- giudice. Il giudice, in questo quadro, si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti.
Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri.
Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell’Esecutivo.
È veramente singolare che si voglia confondere la differenziazione dei ruoli e la specializzazione del Pm con questioni istituzionali totalmente distinte.”
L’asservimento al Ministero della Giustizia
Il sistema accusatorio, cui si riferisce Falcone, è quello dove il PM, atecnicamente ‘l’accusa’, è figura distinta dal giudicante e sostanzialmente alla pari della difesa. Il sistema inquisitorio precedente, vedeva il pretore che fungeva da ‘accusa’ e giudicante insieme.
Ma il corollario della separazione delle carriere è il collegamento stretto, se non l’asservimento, al potere politico dei PM, con buona pace della obbligatorietà dell’azione penale. In buona sostanza chi deciderà quando e dove procedere sarà il ministro e la maggioranza di volta in volta al governo. E su questo onestamente chi scrive non è affatto d’accordo.
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