I telefoni della “zarina del Ghb” sono in mano agli inquirenti. Tanto basta per far tremare illustri professionisti, politici e vip che negli ultimi due anni si sono rivolti a Clarissa Capone per acquistare la droga dello stupro o i fentanil consumati nei festini della Roma bene. Grazie all’operazione con cui i magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo hanno arrestato 39 persone, indagandone altre 24 e interrompendo un giro d’affari da 5 milioni di euro realizzato grazie a sostanze psicotrope sempre nuove, i carabinieri del Nas hanno sequestrato i due cellulari della Capone.
All’interno ci sono migliaia di numeri di telefono su cui adesso si stanno concentrando le attenzioni degli inquirenti. Il sospetto è che ci possano essere dei recapiti “bollenti”. Del resto, è la stessa Capone, non sapendo di essere intercettata, a rivelare il suo altolocato giro d’affari: «Calcola che quando ci stava il Festival del Cinema io là ci andavo con lo zainetto pieno cioè ci stavano giornalisti cioè ci stava di tutto e di più e da là poi so sono arrivata ad un politico da che ti fai il giornalista la voce si espande, la voce è arrivata pure all’assistente del politico».
Il lungo elenco della Zarina
Non solo politici e giornalisti. Nel lungo elenco di acquirenti figurano militari, dipendenti pubblici, dottori, professori, direttori di comunità per minori e funzionari di banca. «Il modus operandi della famiglia romana”, ovvero della ” batteria” capeggiata da Danny Beccaria con l’aiuto di Clarissa Capone, è caratterizzato dal ” variare frequentemente i luoghi d’incontro, dal ricorso a veicoli a noleggio e al trasporto della sostanza tramite il servizio Glovo».
Ed è proprio seguendo gli inconsapevoli corrieri che adesso gli inquirenti stanno confermando i loro sospetti. Il giro del gruppo si basava anche sui locali notturni della Capitale, come il “Frutta e Verdura – After Hour”, un locale nella zona Sud di Roma molto frequentato dal gruppo.
“Vivono al frutta e verdura”, si legge nelle intercettazioni che rivelano un traffico di sostanza innovativo, dove i pusher si riforniscono nei “grandi magazzini virtuali, spesso attivi nel Web sommerso». Nei laboratori in giro per l’Europa vengono inventate sostanze sempre nuove. Dal 2005 ad oggi gli inquirenti ne hanno classificate quasi 500. Si tratta di composti non ancora classificati come droghe e inseriti nelle apposite tabelle. Quindi diventa difficile fermare il fenomeno.
L’indagine del sostituto procuratore Giulia Guccione ha però alcune peculiarità. Per la prima volta è stata condotta un’indagine su sostanze stupefacenti che in realtà non erano ancora state classificate come tali. Un’innovazione che verrà ampiamente dibattuta nel processo che verrà.
Andrea Ossino per “la Repubblica – Roma”
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