Parli il centrodestra! Vedo molto difficile per il quadro politico evitare che Mario Draghi diventi Capo dello Stato. L’Italia ha bisogno di credito, e lui è l’unico uomo che suscita fiducia nei mercati internazionali e rassicura la commissione europea.
Se però si vuole lanciare una sfida, bisogna lanciare un guanto seriamente. Ha ragione Giorgia Meloni nel dire che Silvio Berlusconi è una candidatura patriottica, perché rappresenta una sfida italiana all’Europa. Stiamo parlando ovviamente di una candidatura europeista. Però può rappresentare una polemica in seno a questa Europa.
Una scelta alternativa non rompendo del tutto. Forzando ma non osando troppo.
Ovvio i moralisti e i benpensanti criticheranno taluni aspetti di questa candidatura, giudiziali, questioni di gossip o decenza. Però sicuramente rappresenta un autorevole sfida caratterizzante l’identità di una destra liberale. Ma anche di una storia rispettabilissima della destra del nostro paese.
Per la prima volta il Partito Democratico, dunque tutto quello che conta nella sinistra, non è determinante nel decidere chi andrà al Quirinale. Salvo gravissimi autogol della destra.
La destra è lo schieramento maggioritario nel paese
La destra spesso si è vista al governo con un presidente di sensibilità diversa. Dal 1992 la destra non è stata in grado di poter determinare il Capo dello Stato. Quattro presidenti della repubblica sono stati corrispondenti a sensibilità di sinistra.
Oggi il peggior fallimento sarebbe un catarifrangente come Pier Ferdinando Casini. Il miglior regalo che il centro-destra potrebbe fare alla sinistra sarebbe quello di appoggiare un uomo che di destra non è mai stato.
Un perfetto specchietto per le allodole. Che farebbe un regalo di inizio anno ad Enrico Letta quasi al limite di una manna dal cielo.
Il centrodestra deve osare ed imporre se stesso. Questo significa dialogare partendo dal presupposto di un presidente condiviso, che però sia un uomo che deve venire necessariamente dal centrodestra.
È anche una questione di alternanza democratica alla presidenza, che fin quando non è di garanzia deve rimanere un’istituzione sentita da tutti gli italiani.
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