Simone Di Stefano difende CasaPound e rilancia (VIDEO INTEGRALE)

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Simone Di Stefano difende CasaPound e rilancia (VIDEO INTEGRALE)

Nella giornata di ieri, dopo la notizia diffusa dai media in merito ad un possibile sgombero del palazzo occupato dal movimento, un nutrito gruppo di militanti e simpatizzanti si è dato appuntamento per dimostrare la propria determinazione a difendere il proprio operato. Nel palazzo risiedono 18 famiglie in emergenza abitativa ed è presente una sala conferenze, unico punto di aggregazione culturale rimasto in un quartiere, quello dell’Esquilino, ormai preda di degrado e criminalità.

Il Vice Presidente di CasaPound Italia Simone Di Stefano, su richiesta dei numerosi giornalisti presenti in via Napoleone III, è intervenuto spiegando le ragioni e le intenzioni dell’Associazione. Vi mostriamo il video integrale di un’intervista significativa, ricca di precisazioni doverose rispetto alle tante imprecisioni che molti organi di stampa, un pò per ignoranza, un pò per ragioni politiche, hanno riportato in queste ore.

 

Di Stefano: “Nessuno sgombero in atto. Non ci è arrivato nulla”

Risponde in modo preciso e concreto alle domande dei giornalisti in merito allo sgombero: “Non è stato ancora notificato nulla. Per quanto ci riguarda ne sappiamo quanto voi. Quando arriverà il sequestro faremo ricorso nelle sedi opportune. A Roma ci sono decine di immobili posto sotto sequestro che non sono ancora stati sgomberati. La stessa risposta Di Stefano la fornisce circa le indagini di cui sarebbero oggetto alcuni esponenti delle tartarughe frecciate: “Noi non sappiamo niente”.

“Operazione politica ed elettorale”

Simone Di Stefano non ha dubbi sulla natura ideologica e politica di questa operazione: “Sappiamo che questo è un attacco politico della magistratura di sinistra nella persona del successore di Palamara all’Anm che è Albamonte, ora non lo è più, ovvero un’area della magistratura politicizzata. L’attacco è politico e strumentale: non si capisce perché la legalità a Roma debba essere ripristinata partendo da questo palazzo e non da altri 100 che sono nella lista della Prefettura, stilata pochi mesi fa”. “Perché si inizia da CasaPound?” si chiede Di Stefano “forse perché la Raggi è in campagna elettorale e ha bisogno di recuperare voti a sinistra?”.

La Raggi assegni questo palazzo alle famiglie che vivono qui dentro. L’emergenza abitativa non si risolve facendo gli sgomberi”, continua Di Stefano – “nel palazzo ci sono una sessantina di persone che se saranno sgomberate non sappiamo dove andranno, l’ultima volta che abbiamo difeso persone che abitavano in una palazzina sgomberata, quella in via del Colosseo, le famiglie sono state mandate in un campeggio e in un campo nomadi.

“Siamo qui da 16 anni e ovviamente abbiamo intenzione di restare. Se qualcuno ha intenzione di fare questo sgombero vedremo cosa succede quel giorno”, sottolinea Di Stefano spiegando: “Abbiamo intenzione di mantenere l’occupazione e il palazzo. Se si vuole trovare una sistemazione, questo è un immobile pubblico, lo si può assegnare tranquillamente alle famiglie che vivono qui dentro”.

 

“Abbiamo 140 sedi regolarmente affittate in tutta Italia.

“Il calcolo che fa l’erario sul presunto mancato introito causato da questa occupazione non regge. Si calcola una perdita come se ci fossero 18 appartamenti pronti per essere messi sul mercato. Non è così: questo stabile era stato abbandonato, c’erano 18 uffici sgangherati che chi ha occupato ha rimesso a posto facendo la manutenzione per 16 anni. Tutti questi costi l’erario non li calcola. Se l’erario vuole un introito faccia un affitto calmierato alle famiglie che sono qui dentro e ben disposte a pagarlo”, sottolinea.

Riguardo alle presunte minacce ricevute dalla Raggi sui social precisa in modo categorico: “I social sono pieni di matti, non ci dissociamo perché non siamo associati. Chi va in giro a minacciare le persone è un matto conclamato ma non è una questione politica. Le valutazioni deve farle la Questura”. “Il sindaco di Roma ha già la scorta e ci auguriamo che mai le vanga torto un capello – continua – Fa il suo lavoro, è in campagna elettorale e ha deciso di iniziarla con questo fuoco d’artificio per distrarre i romani da quello che si vede in giro per la città e il governo le va appresso per distrarre gli italiani dalle proprie inconcludenze”.

E sulla parte politica dell’occupazione, Simone Di Stefano è chiaro: “Questo movimento è nato sulle barricate di questa occupazione. Questa occupazione è un simbolo“.

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