Andrea Pessina, per chi non lo sapesse, è il Soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. Una posizione di certo non facile, e di grossa responsabilità.
La sua è una nomina politica, come molte (se non tutte) le cariche di potere pubblico in Italia. E come a volte succede, le nomine politiche non sono fatte con criterio. Nel suo caso si può dire che le sue competenze, la sua preparazione, il suo modo di pensare non collimano con la posizione che ricopre. Succede.
Io posso essere un fine chirurgo, ma se mi mettete a costruire un ponte, magari viene giù tutto. Mica sono uno stupido, sono solo nel posto sbagliato. E quando uno è nel posto sbagliato andrebbe rimosso. E questa sarebbe solo l’ipotesi meno grave.
Ieri il buon Pessina, smentendo uno studio dell’Università di Firenze (quindi meramente tecnico) e smentendo il proprietario dello stadio Dario Nardella, ha dichiarato in una conferenza che “Lo stadio Franchi è un’opera fondamentale anche perché è estremamente ben conservata, ha subìto poche manomissioni soltanto negli anni Novanta e conserva intatto il fascino del suo geniale progettista che fu Pier Luigi Nervi”.
Estremamente ben conservato. La mistificazione della realtà
Quando Pessina ha fatto questa dichiarazione mi sono chiesto: ci è o ci fa? E la risposta ancora non riesco a darmela, e ho pure paura a saperla. Perché se ci è, allora ritorno a dire che, pur nella competenza e preparazione di cui è dotato, è sicuramente nel posto sbagliato. E dovrebbe essere rimosso.
Se invece ci fa, la situazione è ben più grave. Perché vorrebbe dire che lo studio dell’Università per lui è carta straccia. Così come le dichiarazioni del sindaco (“lo stadio ha seri problemi di sicurezza, ogni anno spendiamo 600 mila euro di soldi pubblici per l’utilizzo e la manutenzione straordinaria, non si può andare avanti così”). Per non parlare dell’oggettività dei fatti, visto che il vecchio Giovanni Berta, poi Stadio Comunale e oggi Artemio Franchi, sta letteralmente cadendo a pezzi. Implodendo.
Monumento storico
Non c’è dubbio che l’opera di altissima ingegneria di Pier Luigi Nervi sia un monumento di valore storico. Insindacabile. La bellissima forma a D che serviva alla pista di atletica (anche se alcuni sostengono sia stata fatta in onore del Duce); la formidabile copertura autoportante della tribuna. Per non parlare della torre di Maratona e le mitologiche scale elicoidali.
Tutto bellissimo. Ma la discriminante fondamentale è: stiamo parlando di un monumento storico o di un impianto sportivo? Se è un monumento storico Pessina ha anche qualche ragione. Ma allora niente partite, niente concerti, niente pubblico.
Se è invece un impianto sportivo… beh allora siamo ai limiti dell’agibilità. E, ripeto, non sono io a dirlo.
Ma Pessina lo sappiamo, ci ha abituato a colpi di teatro, come quando ha cercato in tutti i modi di condizionare il voto dell’emendamento “sblocca stadi” di settembre a firma di Matteo Renzi. Lì ha completamente abbandonato il suo ruolo di “vigile urbano” e si è voluto sostituire nel ruolo di legislatore. Un’invasione di campo che non avrebbe dovuto essere tollerata.
Italia ’90. Poche manomissioni
La chiosa a una conferenza kafkiana l’ha poi data quando a dichiarato che durante i lavori per i mondiali di Italia ’90, lo stadio ha subito “poche manomissioni”. Come se togliere completamente la pista di atletica (che ne era parte integrante del progetto originale) e abbassare il terreno di gioco aggiungendo altri posti (il parterre), possa essere considerato un intervento minore.
Esimio Dott. Pessina, nelle sue dichiarazioni c’è qualcosa che non mi torna. E quindi: se lei è inadeguato al ruolo che ricopre, la prego di farsi da parte e lasciare il posto a un personaggio più competente. Ma se lei fa queste dichiarazioni per il solo gusto di creare scompiglio cittadino, beh la riflessione da fare è molto più profonda.
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