Luciano Spalletti è veramente un buon allenatore. Le sue squadre sono sempre arrivate abbastanza in alto, esprimendo un bel gioco, a tratti. Però ha un difetto: piange. Mammina quanto piange. È un lamento continuo, imperterrito. A volte (anzi, sempre) fastidioso.
Ieri, quando l’ho visto entrare in campo, ho ammirato la sua scintillante pelata. Da pelato quale sono anche io, avrei voluto chiedergli che prodotto usa per avere una testa così brillante (coppale?), poi ci ho ripensato. Quella mano di lucido deve ostruire i pori della pelle cranica, impedendo lo scambio di aria. Si va a perdere lucidità a scapito della lucentezza.
Ieri sera Spalletti ha offeso una città intera: Firenze. E senza il minimo ritegno. Probabilmente è stato insultato da uno o più tifosi. Quanti? una decina a voler essere generosi. Ma lui è o non è di Certaldo in provincia di Firenze? È o non è tifoso dichiarato della Fiorentina? E si offende per un “la maiala di to mà” che è il grido di battaglia del fiorentino? Alcuni lo dicono anche alla propria mamma o ai propri fratelli. No Spalletti: la tua scenata in sala stampa non regge nemmeno un po’.
Poi, per i cinque milioni cinque che ti becchi in un anno, le offese allo stadio le prendi e stai pure zitto. E invece, oltre a piangere come una ragazzina mollata dal fidanzato, sei pure un gran bel pezzo di provocatore. Con sceneggiate pietose dentro e fuori la tua area di competenza. Che dovrebbe essere quella tecnica.
Offese a Firenze
Quando alleni il Napoli, sei il portavoce di Napoli. E non ti puoi permettere di fare di ogni erba un fascio. Non puoi dire che Firenze ti offende sempre. Ti hanno offeso uno sparuto gruppetto di tifosi, i quali ci sta che si becchino pure il daspo. Come sarebbe giusto che tu, da tesserato ti beccassi un paio di mesi di squalifica per esserti messo a litigare con loro. Questo è essere inutilmente provocatori. Non si fa. Proprio no.
È come se si volesse generalizzare che a Napoli i bambini non vanno allo stadio perché sono in tre senza casco sul motorino a fare gli scippi. Quei bambini che a Firenze sentono le offese. Non si può generalizzare.
Poi non veniamo di certo a prendere lezioni da chi ciecamente si ostina a dire che i tifosi fiorentini sono peggio dei napoletani quando nella finale di Coppa Italia fu Genny “la carogna” a decidere se sei poteva giocare o no, indossando una vergognosa maglietta con scritto “Speziale Libero”. Proprio un bell’esempio.
Tu a Napoli non senti le offese? Amplifon, caro mio. E magari non vedi nemmeno le bustate di piscio che vengono regolarmente lanciate sui tifosi ospiti. Onestà intellettuale, Sig. Spalletti. Perché Firenze ieri si è comportata benissimo. E tu hai preso il peggio della sceneggiata napoletana: il chiagni e fotti.
Pensa ad Antonio Conte e quando tutto lo stadio venne a vedere la partita col parrucchino in testa. Sei addirittura più piangina di Gasperini (tutto dire) che assorbe le offese meglio di te.
Caro Spalletti, quando lei parla di Firenze si deve per prima cosa sciacquare la bocca e portare deferenza. Che in quanto a civiltà e rispetto le possiamo solo insegnare.
E, ripeto, un professionista come lei che ha quasi vinto tutto, e che guadagna cifre inimmaginabili per quello che offre, le offese se le becca, non si volta e sta pure zitto.
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