Spiacente per Murgia, ma ammiro Vannacci
Quando è morta Michela Murgia, ho creduto fermamente che dovesse prevalere la pietà umana. Il rispetto per il dolore della famiglia. Ed ho scritto un post di sentite condoglianze. In molti mi hanno criticato. Obiettando che lei non lo avrebbe fatto per uno di destra.
E allora in molti mi critichino adesso. Perché sicuramente, posso dire che piango un essere umano, non l’intellettuale.
Michela Murgia
Aveva grinta, tenacia, ma era trasportata da quella rabbia, da quell’odio, che lei rimproverava agli altri. Dall’intolleranza di chi crede di essere nella ragione.
Il dubbio dovrebbe guidare gli esseri umani. L’idea di essere la fonte della verità, porta miopia verso le ragioni degli altri. Ed spesso un radicalismo atroce.
Io comunque rispetto alla sua determinazione, anche se non la condivido.
Coraggio?
Ma come faccio a ritenere che Michela Murgia una donna intellettualmente coraggiosa? Quale coraggio le serviva?Non ne aveva bisogno . Determinata lo era, grintosa di sicuro. Ma coraggiosa per quale motivo?
Noi viviamo in un mondo dove domina incontrastata un egemonia culturale progressista, che dal 1968 ha violentemente occupato tutte le posizioni di rilievo nel mondo accademico, della cultura, nei giornali, nella dirigenza dello Stato ed addirittura negli organismi giudiziari.
Non è neanche solo un problema italiano, è diventato un problema mondiale. O almeno del mondo occidentale.
Se un intellettuale va a favore della corrente maggioritaria di pensiero. Se è funzionale ed organico ad essa sarà in buona fede, dirà quello che pensa, ma non non avrà certo bisogno di coraggio.
Il coraggio lo devi avere ad andare contro. Perché se sei convinto delle tue posizioni, ma contrastano con l’egemonia culturale moderna, non basta la grinta e la determinazione. Devi essere estremamente coraggioso perché ti metti contro chi ha le leve del potere.
Vannacci è stato coraggioso
Con Roberto Vannacci si può essere d’accordo o meno, ma una cosa gli va riconosciuta: è un uomo estremamente coraggioso.
In questo mondo, in questo tempo,se ti azzardi a contrastare i dogmi della nuova cultura ufficiale progressista, non vieni mica lasciato vivere tranquillo.
Siamo all’arroganza paradossale per la quale alcune librerie si rifiutano di vendere il libro del generale, come anche quello del Presidente del Consiglio; parandosi dietro la scusa della disobbedienza civile.Citando la Murgia.
Ora sarà pure un diritto per rinunciare a eventuali proventi di vendite di libri, ma un libraio che non accetta alcuni libri è come un giornalista che non accetta di vedere tutta la realtà.
La libertà di informazione è fondamentale. Far circolare solo un’informazione è avere un sistema dittatoriale. Lo supporta, più o meno inconsciamente, nel suo piccolo il libraio, che boicotta alcuni libri. Convinto di tante belle idee assunte da intellettuali come la buonanima. Come il giornalista che impone solo la sua verità, non ascoltando tutti.
Noi siamo sottoposti ad una dittatura del pensiero, dove egemonizza la cultura progressista. Chi si ribella a questo è coraggioso. Chi supporta questo non ha bisogno di coraggio. Perché ha con sé la forza del potere a difenderlo.
Sì potrebbe paradossalmente essere grandi intellettuali, e persone di grande coerenza, anche se si fosse d’accordo con il pensiero dominante ,ma si lottasse per garantire la libertà del pluralismo culturale. Allora servirebbe coraggio anche a chi la pensa come chi comanda. Perché il problema non sarebbe nelle idee, ma nel contrastare il sistema egemonico stesso.
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