Spread – La stretta annunciata dalla Bce ha scatenato un’ondata di vendite su tutti i principali mercati europei. Piazza Affari chiude la seduta con un tonfo. L’indice Ftse Mib lascia sul terreno il 5,17% a 22.547 punti e brucia così quasi 39 miliardi di euro di capitalizzazione in una sola giornata. A picco anche le altre Borse. L’indice paneuropeo Stoxx 600 ha perso il 2,7% mandando in fumo più di 265 miliardi di euro di capitalizzazione in una seduta. Francoforte ha ceduto il 3,13% e Parigi il 2,83%. Sale ancora lo spread fra Btp e Bund che tocca, sulla piattaforma Bloomberg, i 225 punti. Il rendimento del decennale italiano è pari al 3,713%, un livello che non vedeva dal febbraio del 2014 e superiore all’impennata vista nel 2018, anno in cui il differenziale subì gli effetti dell’incertezza politica del nostro paese.
CAMBIO DI ROTTA DI FRANCOFORTE
Per capire i motivi della nuova crisi finanziaria che sta colpendo il nostro Paese bisogna necessariamente tornare a Francoforte. Dopo 7 anni la Bce ha annunciato l’addio agli acquisti del debito pubblico dei paesi membri e la fine dell’epoca dei tassi di interesse negativi. Il prossimo luglio ci sarà un primo rialzo di un quarto di punto seguito da un secondo rialzo di mezzo punto molto probabilmente già a settembre. Di fronte all’impennata dell’inflazione (ormai fuori controllo e non semplicemente transitoria) anche Christine Lagarde ha dovuto alzare bandiera bianca e seguire l’esempio della Federal Reserve americana.
SENZA SCUDO RITORNANO I VECCHI PROBLEMI
Senza lo scudo della Bce tornano a galla i vecchi problemi dell’Italia ovvero i problemi legati alla sostenibilità dei nostri conti pubblici. Per 7 anni Francoforte è stata il principale compratore dei nostri Btp e questo ha contribuito a tenere sotto controllo lo Spread ovvero il differenziale di rendimento con i titoli della Germania.
Perché lo Spread è importante? Perché è un indicatore della fiducia che il mercato ha nei confronti dell’Italia e di quanto il Tesoro deve pagare per convincere gli investitori ad acquistare i nostri titoli ovvero a finanziare il nostro debito. Se il rendimento dei titoli sale allora lo Stato italiano dovrà pagare costi maggiori e questo ovviamente mette sotto pressione i conti pubblici. La stagione della spesa facile è terminata.
IL RISCHIO DEL RITORNO DELL’AUSTERITY
Un chiara analisi dei rischi a cui il nostro Paese andrà incontro l’ha fatta Mario Seminerio. Interpretando il non semplice linguaggio dela Bce il noto economista ha spiegato che Francoforte ha lasciato una porta aperta all’Italia. In caso di emergenza l’istituto centrale europeo potrà comprare Btp italiani in modo nettamente prevalente o addiritttura esclusivo. “Ma – ha fatto notare Seminerio – a questo punto si tratterebbe di un salvataggio monetario in piena regola, che certamente porterebbe con sé nuove condizionalità, elaborate in seno alla Commissione europea con ratifica della Bce. E’ sin d’ora certo che condizionalità non farebbe rima con deficit”.
Tradotto in termini più semplici: non solo è terminata la stagione della spesa facile ma rischia di riaprirsi quella dell’austerity nel momento in cui gli Stati Uniti e l’Europa rischiano di sprofondare in recessione a causa della guerra in Ucraina. “Visto che siamo un paese ad elevato indebitamento – ha proseguito Seminerio – le condizioni recessive generali potrebbero fortemente deteriorare i conti pubblici e generare una crisi di fiducia tra gli investitori. In tal caso, non si può neppure escludere il ritorno di attualità del famigerato Mes, il Meccanismo europeo di stabilità”.
SAPEVAMO CHE SAREBBE SUCCESSO
L’analisi di Seminerio spiega molto bene che siamo tornati al punto di partenza: ancora una volta camminiamo in direzione del baratro. “Sapevamo che sarebbe successo” ha affermato il ministro dell’economia Daniele Franco. A questo punto sorge una domanda: se la classe politica sapeva benissimo che prima o poi l’ombrello protettivo di Francoforte si sarebbe chiuso, perché negli ultimi anni i soldi pubblici sono stati allegramente spesi a pioggia concedendo bonus di ogni tipo?
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FONTE: Tiscali.it