Faccio due passi per il Polo Universitario di Novoli e vedo, dopo tanto tempo, uno spettacolo davanti al quale speravo di non ritrovarmi mai più. Quattro ragazzi di azione universitaria sotto un gazebo raccolgono le firme per le elezioni studentesche, davanti a loro un nutrito gruppo di una trentina di ragazzi dei collettivi. Il gruppo grida slogan, offende, cerca di inibire a questi ragazzi la possibilità di raccogliere le sottoscrizioni.
Ci fermiamo lì io ed il professore che sono andato a trovare, sperando che la nostra presenza possa far desistere dal portare avanti qualsiasi azione deprecabile. Invece i ragazzi restano impassibili, facendomi pensare ai tempi nei quali l’autorità di un professore era rispettata. Restano, offendo, minacciano.
Pasolini così descriveva il fascismo degli antifascisti: ” Non c’è più differenza apprezzabile, al di fuori di una scelta politica come schema morto da riempire gesticolando, tra un qualsiasi cittadino italiano fascista -e un qualsiasi cittadino italiano antifascista. Essi sono culturalmente, psicologicamente e, quel che è più impressionante, fisicamente, interscambiabili“. Sembrano degli squadristi con eskimo e kefiah.
È inquietante vedere come sia condannata la violenza squadrista ancora, giustamente, dopo cento anni, e non ci siano prese di posizione nettamente contrarie a quella che è sempre stata la violenza rossa. Come se la violenza fatta da una parte fosse migliore della violenza fatta dall’altra. Come se fare del male in nome di un’idea che si condivide fosse quasi encomiabile, mentre farlo per una che non si condivide fosse da condannare.
E’ grottesco il concetto di antifascismo che hanno questi ragazzi, per i quali chiunque non la pensa come loro, è fascista. Si ispirano, questi ragazzi, alla la presunta superiorità morale, culturale e antropologica di una certa sinistra che bolla come fascismo tutto ciò che non riesce a comprendere, o che si oppone ad essa.
Ho pensato alle parole di Pasolini in difesa dei poliziotti negli scontri di Valle Giulia :
“Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle Università) il culo. Io no, amici. Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri: prerogative piccolo-borghesi, amici. Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano”.